San Gabriele: il silenzio del dolore

A fine aprile mi è capitato di farmi una camminata solitaria sul Monte San Gabriele in Slovenia. Non ci ero mai andato e ci tenevo a dare un occhio a questa zona così famosa sui libri che narrano della Ia Guerra Mondiale. Il San Gabriele infatti era un caposaldo della difesa austroungarica alle spalle di Gorizia e vi si svolsero combattimenti cruenti protrattisi fino allo sfondamento seguito all’offensiva di Caporetto. Beh, ho beccato una giornata stupenda, sole, panorama e un terreno geologicamente interessante interrotto qui e là da trincee e bunker: calcare, flisch e acqua affiorante in modo curioso … Dopo aver girovagato tutta la giornata, ritornando alla macchina a fianco di una strada sterrata un buchetto ha attirato la mia attenzione poi con mia somma sorpresa mi sono ritrovato davanti ad un pozzetto sicuramente mai sceso di circa 5 metri di profondità. L’imbocco esiguo che “scampanava” immediatamente presagiva solamente un leggero lavoro di allargamento per fare un sopralluogo. Tutto gongolante ho fatto una posizione gps e un paio di foto, poi al rientro a casa una mail ha informato tutti del lieto evento.

Dopo una serie di weekend alquanto sfigati, finalmente domenica è possibile combinare un’uscita per un sopralluogo decente. Ci ritroviamo io, Pippo & Ambr(ogi)a, Edox & Phil e last but not least Bonni, Zdenka e Rok. Il meteo sembra promettere bene e con gran calma ad ora di pranzo partiamo da Trieste per recarci in Slovenia. Zdenka e Bonni sono presenza strategica perchè essendo fuori Italia è fondamentale essere in grado di comunicare con chi dovesse avvicinarsi.

Appena mi affaccio all’imbocco sbianco: c’è una colonna d’aria ghiacciata in uscita che la volta precedente non c’era. Pippo vaticina “acqua…  grotta con acqua” e si inginocchia mettendosi a ravanare l’imbocco. A ruota si cambiano Edox, Bonni e Zdenka nonchè Rok, ma invano perché  non serve più scavare e come previsto la grotta è pronta da subito per essere scesa. Euforia. Bonni frega tutti e incurante dei rimbrotti di Zdenka si infila per primo. Silenzio: trova un tetrapak e l’aria non si capisce da dove arrivi. Scendono subito anche Pippo, Edox e Zdenka mentre io rimango fuori con Ambrogia e Rok (+ Rip e Ajka … bau bau).

Chiedono attrezzi da scavo e la scaletta sul pozzo d’accesso per comodità. Io mi siedo all’imbocco e sorseggio pigramente una Lasko ghiacciata, ebbro per come stanno procedendo le cose. Dopo mezz’oretta si capisce che il fondo altro non  è se non una frana di proporzioni massicce e si sceglie il punto dove attaccarla. Tutto il pozzo è impostato su una frattura meandriforme e il calcare è collassato fra blocchi considerevoli. Sotto di me sento gli altri darsi da fare: e uno e due tre  …. e un primo pietrone viene spostato, poi un secondo e a seguire un terzo … poi … “crac” e silenzio. Il silenzio del dolore: Bonni si è giocato malamente una falange della mano. Tempo di reazione immediato di Zdenka che lo fascia come fosse E.T. e Bonni esce, poi decidono giustamente di scendere a Gorizia per andare al Pronto Soccorso. Tutto sotto controllo, ma ovviamente non ci voleva: un vero peccato!

Rimaniamo in 3 operativi. Mi cambio anch’io e scendo a dare man forte a Edox e Pippo. Decidiamo di chiudere la partita al volo affinchè il sacrificio del pripravnik Bonni non sia stato vano e riprendiamo lo scavo tra i massoni: tra gli spiragli si intravedono ambienti larghi e speriamo di  poter capire meglio cosa ci aspetti più sotto mentre l’aria persiste possente. Rinveniamo uno pseudoscorpione: foto! Pippo vero “rock cruncher” è inarrestabile e armato di strangolin provoca frane controllate fino a riuscire ad infilarsi sotto la frana… Lo segue cautamente Edox ed iniziano ad esaminare ciò che li circonda. Poi toccato dolcemente uno dei tanti menhir che li circondano a 360°, si ode un rumore terrificante seguito da un movimento di parte del mondo che li ingloba: il dado è tratto. Purtroppo è impossibile proseguire in un ambiente simile, un jenga litico di dimensioni apocalittiche non lo si augura a nessuno. Sconsolati constatiamo che la profondità raggiunta è inferiore al limite rilevabile in Slovenia: les jeux sont faits, rien ne va plus monsieurs.
Torniamo fuori con le pive nel sacco. È stato bello sognare anche se è durato poco. Telefoniamo a Bonni e ci facciamo aggiornare sul ditone malandato, per fortuna ci rassicura dicendoci “tutto ok, falange rotta e anulare steccato, mentre il taglio me l’hanno suturato, ma adesso andiamo a casa anche noi!”.

Tutti dispiaciuti, ma sollevati guadagnamo la via del ritorno. La mente continua ad arrovellarsi senza tregua: chissà magari una seconda visita a “mente fredda” … una botta di culo nei paraggi …. un altro ingresso … un win for life … a la prochaine!

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