Ghe riverem a Baita?!

Ghe riverem a Baita?!” Così recitava uno dei commilitoni del “Sergente nella Neve” Mario Rigoni Stern durante la ritirata di Russia e noi “a Baita” ci siamo ritornati sabato scorso in 5: il sottoscritto, Pippo, Giusto, Toni e Valerio. La partenza è un po’ ”incasinata” – as usual – merito del Land di Pippo che deve essere ritirato dal “dottore” post piccola defaillance del giorno prima, ergo ci dividiamo in 2 squadre: Giusto e Toni scenderanno per primi all’armo, portando seco anche il materiale da disostruzione, mentre io e Pippo seguiremo post ritiro mezzo fuoristrada con compiti di rilievo topografico e documentazione fotografica. Una volta riuniti rimescoleremo le carte del mazzo per avere ragione del pertugio individuato la volta scorsa lungo la parete del nuovo pozzo certi di trionfanti prosecuzioni. Il tempo per nostra fortuna ci è favorevole e nonostante un cielo coperto e un vento minacciante pioggia riusciamo tutti ad entrare in grotta rimanendo asciutti. Ottimo auspicio. Io mestamente estraggo carta, matita e distox ed inizio il lavoro di rilievo chiacchierando con Pippo alternando qualche scatto qui e là.

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La grotta è già presente a Catasto, ma vista la prosecuzione è meglio rifare il rilievo integralmente. 1 battuta, 2, 3 … e si scende … cavernetta, passaggio stretto, si imbocca il pozzetto che doveva essere cieco sul vecchio rilievo (ma che fortunatamente non lo era), sbuchiamo nell’ambiente successivo con qualche contorsione e raggiungiamo gli altri 2 compagni nella stanzetta prima della strettoia allargata la volta precedente. Nella discesa ammiriamo gli armi impeccabili del buon Toni che ha con sé anche la sua di macchina fotografica e sta scattando alla grande. Giusto ha già passato anche la strettoia ed armato il pozzo sceso la volta scorsa, ora deve solo partire l’operazione di disostruzione “di là” della strettoia. Come deciso mescoliamo le carte del mazzo: Pippo e Giusto scendono per primi, Toni segue con la sua macchina fotografica ed io, da solo, rimango “su” a finir di rilevare gli ambienti adiacenti. In un paio d’ore tutto volge al termine e Pippo e Giusto passano la nuova strettoia strusciando ambienti nuovi e “sterili” che toppano: game over. Nel frattempo io mi sono congelato nell’attesa e trotterellando avanti e indietro come un animale in gabbia nel tentativo di riscaldarmi, dò evidenti segni di pazzia nella ripetizione dei movimenti circolari in soli 4 metri quadrati … Escono dalla strettoia Pippo e Giusto: il primo senza manco fiatare, il secondo (come ovvio) sfangando e imprecando sulla differenza di dimensioni che lo costringono ad evoluzioni clownesche. Pippo non raccoglie contornato da un’aura da asceta. Giusto lo taccia di essere uno speleo-mucolitico che in presenza di passaggi stretti secerne muco a mò di lumaca consentendogli capacità sovrannaturali nella progressione. Io rincaro con un “beh, per lui è semplice, se gli passa il casco, passa tutto …” e qui non ci fermiamo più dal ridere …

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Pippo, volge a me lo sguardo pietoso e pieno di misericordia e con dolcezza mi dice: “beh che aspetti o mite Kubo? Scender devi a rilevare l’ultimo pozzo”. Ammutolisco e mi faccio serio. Non credo di riuscirci: la mia schiena purtroppo seppur rabberciata non è più quella di un tempo e sono terrorizzato dal fare il passo più lungo della gamba e ricadere in un ciclo di fisioterapia dannato. Mi infilo nel pertugio sul fianco sinistro … entro un po’ di più … comincio ad inarcare la schiena … avverto una sensazione da “spia gialla” … stop. Esco. Mi reinfilo sul fianco destro … meglio … scendo un po’ di più. Le gambe entrano nel pozzo ché già si accartocciano sulla parete opposta. Per scendere ancora dovrei “sghembare” verso il basso sforzando nuovamente la schiena. Di nuovo una sensazione di avvertimento in fascia lombare. Mi rilasso. Provo a uscire. Mi reinfilo un po’ di più. Di nuovo la sensazione malefica. No. Non posso. Rischio troppo per un pozzo da venti metri. Esco scusandomi, ma proprio non me la sento di osare. Pippo e Giusto allora , da veri “amici” quali essi sono si guardano l’un altro mesti e si rammaricano per il mio insuccesso: sfuma ahimè così la possibilità di una consolazione della mia bella mogliettina post mia rottura ed incastro nella perfida calcite. Ringrazio gli “amici” per tale nobiltà d’animo dal profondo del mio cuore e rammento loro che ne farò tesoro quando giungerà la mia ora, poi mi volgo a Toni ancora sul pozzo, cedo lui il distox ed il gioco è fatto: in men che non si dica il rilievo è concluso.

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Il rilevatore esce scaltro dalla strettoia seguendo i provvidi consigli pippeschi, divenendone così subito erede e pupillo mentre io e Giusto ironizziamo apostrofandoli come novelli Achille e Patroclo nell’Ade. Decidiamo quindi di mangiare qualcosa ed estraiamo quello che c’è nei sacchi compresa un’intera FOCACCIA BURRATA (non si poteva scrivere pinza?) che sparisce in quattro e quattr’otto. Inaspettatamente fuori tempo massimo sentiamo voci e rumori: Valerio si palesa dopo aver svolto i suoi impegni mattinieri. Sorrisoni, pacche sulle spalle per la sua prima discesa in corda “solitaria” e cicchino di circostanza, poi si risale. Di nuovo si passa per la “non strettoia” alla base del pozzetto che doveva esser cieco – ma non lo era – ed usciamo. Si contano numerose lodi al Signore nel passaggio suddetto, ma Pippo nuovamente non capisce a che “strettoia” ci si riferisca … ormai è una farsa. Scatta il deboscio ed è una battuta al vetriolo continua.

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Visto che purtroppo i sogni si sono infranti prima del previsto e il meteo continua a reggere diamo un’occhiata a un paio di orifizi prossimi all’imbocco appena sceso adocchiati la volta precedente (BA2 e BA5): uno toppa, ma l’altro no. Nuovamente un Pippo invasato ci esorta a vedere coi nostri occhi tutto questo ben di Dio elargitoci dalla sorte benevola che ci siamo ritrovati in mano senza colpo ferire, ma tutti si guardano bene dal seguirlo, tutti ridono e nessuno ha la voglia di infilarsi nel pozzetto miserrimo. Qualcuno se ne esce con una prova di fede del tipo “Pippo se me lo dici tu che continua io ti credo … ho una fiducia cieca nel tuo giudizio” e giù tutti a ridere sghignazzando. Poi però, Valerio, novello esploratore abbocca e scende a sua volta confermando l’anamnesi del Vate … poi scende Toni … idem … infine Giusto che china il capo a sua Santità … Solo io non cedo, stoico ed impigrito, ma contento cmq della buona nuova. Non rimane che aggiornare le nostre agende inserendoci una nuova giornata di scavo in una grotta nuova di stecca a – 3 … E la GROTTA CONTINUA … veramente! Destino.

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Rientriamo infine alle auto e prima di cambiarci ci vuole un bel autoscatto su un treppiede volante (in tutti i sensi) poggiato sul cofano del possente Land. Ridiamo sereni. Una bellissima atmosfera turbata solo da un Pippo su di giri che ci esorta tassativamente a passargli le foto appena scattate perché “non è possibile rincorrervi per mesi per avere qualche foto da postare sul sito! Marrani!”. Chissà che cos’ha, quali estremi tormenti ed estasi gli incidono le carni per rendersi sì schiavizzatore di poveri speleo indifesi ?!?! Ci guardiamo fra noi e ci prendiamo celie di lui, ma alla fine, da amici lo assecondiamo in cambio di una Lasko ghiacciata e un ulteriore rebechin nell’accogliente magazzo. Clima disteso. Clima da altri tempi.

Sergentmagiù ghe rivarem a baita??” Si ci siamo arrivati a Baita e dovremo ritornarci ancora perché una Grotta che Continua ci sta aspettando …

3 thoughts on “Ghe riverem a Baita?!

  1. UAAAAAAAHHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAAHAAA!!!!!!!!!!!!!! …Bella Kubo, me son spanzà… pecà che sia tutto vero, caschetto compreso. Vista la vostra ARROGANZA diminuirò el limite minimo delle strettoie future…. ZZZZZI VOSTRI !!!

  2. AAAAAAzz…..che super Articolone,grande Kubone…anche senza alcuna continuazione…gran bella Grotta
    Fiero di far parte di questa grande e bella Famiglia.
    Valerio

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