3908VG: Abisso!

Dopo ben due settimane di attesa snervante, tra impegni lavorativi e rogne quotidiane, eccoci nuovamente riuniti per continuare le esplorazioni alla 3908 VG…

Quando raggiungo con un paio di minuti di ritardo il parcheggio presso la cisterna, la prima cosa che vedo è il faccione sorridente di Celly, poi a seguire Giusto e Lorenzo, ed infine la new entry Xenia, che traffica attorno al suo scooter. Bella squadra, mi dico… Io e Giusto ci mettiamo a ridere non appena scopriamo di aver entrambi portato materiali in più rispetto a ciò che avevamo minuziosamente concordato, segno inequivocabile che le aspettative per questa esplorazione sono più alte di quanto ognuno di noi, per scaramanzia, voglia confessare…

Avvicinamento

Partiamo di buon passo, e lungo il sentiero incontriamo solamente una simpatica coppia con un Pitbull giovane ed estremamente affettuoso che, essendomi incautamente abbassato a livello canino per salutarlo, in meno di un secondo mi stampa su tutta la faccia (e purtroppo anche fino in fondo alla laringe) un appiccicoso passamontagna di saliva che nemmeno le salviettine umidificate di Giusto riusciranno a rimuovere completamente.

Armo

Una volta cambiati e dopo aver scattato un paio di foto, Giusto parte per primo, seguito a ruota dal sottoscritto, armando sino alla strettoia della finestra (non più tale) che provvediamo a ripulire dagli ultimi detriti: se continuiamo ad allargarla ad ogni uscita, come è successo sinora, mi sa che presto la supereremo camminando e chinando leggermente il capo!

La finestra ulteriormente allargata…


Col nuovo deviatore la corda cade perfetta, e raggiungiamo serenamente il fondo del p.10 mentre gli altri iniziano a scendere. Gattonando nel cunicolo, Giusto si dichiara assolutamente deliziato dal lavoro svolto e loda il “pavè” che io e Kubo abbiamo ricavato dai resti della frana, quindi si infila nel disagevole imbocco del successivo saltino.

In breve siamo tutti riuniti nella “Saletta dei Karren” dove faccio gli onori di casa illustrando ai nuovi venuti le locali meraviglie, tra le quali spiccano il “Gargoyle” ed il “Masso Basculante” (vedi uscita precedente).

Sotto il “Gargoyle”

Il “Masso Basculante”…

…e la pietruzza che lo blocca…

Buffo come ciò che provocava terrore e raccapriccio la volta scorsa sia oggi motivo di serena ilarità… c’è chi si fa il selfie col “masso-non-più-basculante-grazie-al-sassolino” e altri che posano sereni sotto il minaccioso “Gargoyle” (che probabilmente si sta sforzando di reggere il resto della frana) simulando un panico totalmente inesistente… non so se si tratti di spavalda audacia o di spensierata stupidità, ma mi sentirei di propendere per la seconda ipotesi… Tra l’altro non posso fare a meno di notare che il curioso fenomeno che sto osservando l’ho già riscontrato innumerevoli altre volte, anche a livello personale, in situazioni analoghe: nonostante lo choc iniziale dovuto all’improvvisa consapevolezza dei terrificanti pericoli connessi all’esplorazione in frana, immancabilmente traumatico per chiunque si trovi a viverne in prima persona l’esperienza, quando poi capita di tornare nel medesimo luogo la percezione del rischio si riduce drasticamente e subentra una serena accettazione dell’inevitabile… Insomma, un interessante argomento di studio per gli addetti ai lavori (leggasi: psichiatri)…

Attacco del P.16

Mentre Giusto scende il p.16 controllando la grande finestra che purtroppo risulta cieca, io mi porto all’estremità della sala, dove la volta scorsa avevo notato qualcosa di interessante: spostando qualche pietra, infatti, intravedo un largo pozzo che, secondo i miei calcoli, potrebbe anche ricollegarsi col grande camino sopra la “Sala Tonda”. Ma non è il momento di mettere altra carne al fuoco, per cui mollo il colpo e raggiungo Giusto alla base del pozzo, dove ci dividiamo subito i compiti: lui, Lorenzo e Xenia entreranno nel finestrone sopra la “Sala Tonda” per disostruire e scendere lo stretto pozzo che, subito sotto, dovrebbe ricollegarsi con la fessura inaccessibile sui trenta metri di profondità (presunta); io e Celly, nel frattempo, ci dedichiamo all’allargamento del foro sul fondo del p.16, muniti di mazza e demolitore.

Celly all’opera sul foro…

Dopo pochi minuti è Celly a sradicare gli ultimi macigni rendendo accessibile il salto sottostante. “Eh, ma qua ghe vol la corda… magari el primo toco te rivi a rampigar, ma sotto scampana…” afferma Celly. Io acconsento benignamente, ben sapendo che sarebbe tempo sprecato cercare di convincerlo del contrario, e lo spedisco a recuperare tutto il necessario in “Sala Tonda”. Poi, una volta solo, scendo ghignando in arrampicata fino al fondo, palesemente cieco, e risalgo per qualche metro una colata calcitica raggiungendo un forellino che, per logica, credo comunichi col soprastante fessurone (quello che mi ha “partorito con dolore” la volta scorsa, per intenderci). Ridiscendo la colata, per poi infilarmi lateralmente in un’alta fessura, invisibile da sopra, che mi porta in un largo e magnifico fratturone dal fondo pietroso agevolmente percorribile…

…un fratturone agevolmente percorribile

sopra di me percepisco le voci sempre più vicine dei miei compagni: adesso mi trovo esattamente sotto la “Sala Tonda”! Davanti a me la frattura si restringe repentinamente sino a misurare una decina scarsa di centimetri, e poi si allarga di nuovo… oltre, intravedo Giusto che scende il nuovo pozzo. Chiamo tutti a gran voce: “Ehilà, bestie!” “..?!?..” “…Ma… dove te son???” “Mi son OVUNQUE, e ve tegno de ocio…” rispondo faceto… scoppiamo tutti a ridere e sento Giusto che dice a Celly “Te go dito mi che el rampigava” e giù a sghignazzare ancora. Dopodichè facciamo un rapido punto della situazione constatando che per Giusto è inutile continuare la penosa discesa in quanto il pozzo è sempre lo stesso e dalla mia parte risulta comodamente accessibile, ma non solo: sotto ai miei piedi, tra le lame di roccia, si spalanca un baratro che sembrerebbe assai profondo…

Un baratro assai profondo…

Mentre gli altri disarmano e recuperano i materiali per raggiungermi, io scendo arrampicando per qualche metro sino ad un bel terrazzino e li, comodamente appollaiato, inizio a smuovere di fronte a me alcune lame pericolanti per rendere sicura la successiva discesa. Mentre le sento precipitare giù, più a lungo di quanto mi aspettassi, mi protendo per cercare di capire dove effettivamente continui il pozzo (Toh?! …pare proprio che le pietre rimbalzino su quell’ultima lama passando SOTTO di me…) ed accade l’imprevisto: mi accorgo che il terrazzino si è improvvisamente inclinato all’indietro, con me sopra… L’INTERO TERRAZZINO intendo, non un semplice masso… un paio di metri quadrati di liscia e comoda massicciata… Prima che il cervello si colleghi ed elabori il tutto sono già attaccato come una mosca alle solide pareti, poi con quattro calci il terrazzino lascia rumorosamente posto al vero imbocco del pozzone… un delirio di enormi massi che si sbriciolano in lontananza trascinandone altri nella loro folle corsa verso l’ignoto e producendo rimbombi che, credetemi, mai avevo udito in precedenza… dopo una decina di secondi ancora risuona minaccioso un sordo tuono proveniente, credo, dalle estreme profondità di Moria… “Pippo… va tutto ben…??” sussurra una voce dal soffitto… “Benissimo” rispondo, ed in effetti non potrebbe andare meglio: stavolta mi sa che abbiamo beccato il buco “giusto”!

Disgaggio_1


Disgaggio_2


Dopo aver armato il pozzetto tutti mi raggiungono ed inizia una sagra del lancio di massi nella voragine, un po’ per disgaggiare ma soprattutto per sentire i rimbombi che si prolungano all’infinito facendo addirittura vibrare per lunghissimi secondi le pareti stesse della grande diaclasi dove siamo ammucchiati come animali. Lascio a Giusto l’onore di armare, ed a Celly quello di seguirlo nell’operazione: se lo meritano! Purtroppo sappiamo tutti che sarà impossibile raggiungere oggi il fondo del mostro, visto che abbiamo con noi solamente tre “scurtoni” di corda per complessivi 87 metri ed una batteria quasi esaurita nel trapano… nessuno si aspettava tanta grazia, perlomeno non oggi!

Giusto scende armando

…Ammucchiati come animali


…Celly lo segue

Dopo una trentina di metri di tortuosa discesa, ad un totale di circa settanta metri dalla superficie, il trapano cede ma non prima di aver svelato grazie all’ultimo frazionamento ciò che tutti stavano aspettando trepidanti di sapere: il pozzo, inizialmente sinuoso, si spalanca su di un vero e proprio “canyon” largo sui cinque metri e lungo almeno una quindicina, dove le frontali delle Scurion frugano inutilmente nell’oscurità alla ricerca di un fondo e trovano solamente altra oscurità e nebbia… le pietre precipitano ancora per un centinaio di metri, diciamo ottanta volendo essere estremamente pessimisti…

Siamo tutti euforici, e dopo aver disarmato ci riuniamo nella “Sala Tonda” per consumare il nostro frugale pranzo… Xenia ci ha abbandonato già da una mezz’oretta per improrogabili impegni pomeridiani, risalendo da sola. Ne ritroveremo i miseri resti lungo il percorso? Chissà…

…La rivedremo???


Finito di mangiare ci dividiamo i materiali da portare all’esterno: tre speleo, tre sacchi… il conto torna! Già in “Sala Tonda” avevamo notato con stupore che i “cichìni” si spegnevano in continuazione e l’accendino si accendeva a stento… adesso, durante la risalita del p.16, l’episodio ci torna subito alla mente… Io ansimo sempre di più, sono orrendamente in affanno ed arrivo in cima al pozzo chiedendomi se la polmonite mi abbia lasciato danni permanenti ai polmoni… poi mi accorgo che Giusto e Celly hanno lo stesso problema, quindi è ufficiale: nel tratto tra la “Sala Tonda” ed il cunicolo in frana c’è adesso una drastica scarsità di ossigeno… o forse presenza di anidride carbonica?? Mistero, almeno finchè non avremo i mezzi per appurarlo… non me ne capacito: vista la forte circolazione d’aria ed i vasti ambienti in cui ci troviamo, è impossibile che il fenomento sia dovuto alla nostra presenza… ci vengono in mente solo un paio di esempi di grotte nelle quali sia stato riscontrato un fenomeno simile, ed entrambe sono percorse da un corso d’acqua sotterraneo… ci guardiamo senza osare esternare ciò che tutti, per logica conclusione, abbiamo pensato… staremo a vedere!

Ragnetto

Durante la risalita incontro per ben due volte degli esemplari di ragnetto palesemente troglobio… magari è una nuova specie, penso, e lo fotografo. Poi lo lascio fuggire libero… ha già una vita abbastanza disgraziata senza dover finire in formalina nella provetta di qualche spregevole barone universitario!

All’esterno con Gianni e Mila

Una volta all’esterno, infangati ma raggianti, troviamo ad accoglierci Gianni e Mila che vengono subito aggiornati. Sono stupiti e felici per noi, e tutti insieme ci rechiamo al Pub Skala a festeggiare sin quando ci coglie il buio…

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