La Saga di Ganbarù – Epilogo: Ganbarù perché?

Passano i giorni e mi arrovello su che nome dare a questo stupendo nuovo -100: Nulla. Niente. Disperazione. Fino a quando un giorno – per puro caso – mi capita di leggere un trafiletto sulle dimissioni del Primo Ministro giapponese Shinzo Abe, noto per essere uno che applica alla lettera la filosofia giapponese del superlavoro, tanto da doversi infine dimettere per motivi di salute, criticato dall’opposizione perché ha preso 3 giorni di pausa dopo 147 di lavoro ininterrotto (che simpatia). Il Giappone mi ha sempre incuriosito ed attratto per i suoi contrasti incredibili e la cultura del bello e della perfezione mischiando futuro e tradizioni secolari come se nulla fosse. Continuo la lettura incuriosito: è un lusso essere pigri nel Paese del koroshi, termine intraducibile che significa “morire di troppo lavoro” e che nel 2016 era un rischio concreto per un giapponese su 5. “Non cedere” in giapponese si dice ganbarù, altro verbo intraducibile e molto diffuso che riassume l’etica del superlavoro, alla lettera “lavorare tenacemente in tempi difficili”.

Folgorazione! Ganbarù … Grotta Ganbarù … ripercorro mentalmente tutte le uscite fatte per esplorarla, gli sforzi, la fatica. Ripenso ad un anno di Covid e lockdown. Ripenso alle mie vicissitudini lavorative. Ripenso al non “aver mai mollato” fino alla ricompensa finale ed all’obiettivo raggiunto … Ganbarù, mai nome fu più azzeccato: ecco il nome! Grotta Ganbarù!

Lo comunico al Gruppo che sulle prime rimane interdetto, ma poi capito cosa ci sia dietro apprezza anche questo tocco esotico … il significato alla fine è lo stesso ma suona molto meglio di un nostrano “mai molar …”

Grazie Sung, grazie Kithai infine mi siete venuti in aiuto …

28 novembre

Ritorno in Ganbarù, con Toni: si deve rilevare tutto, una bella rogna vista la morfologia non sarà una paseggiata di salute, ma tocca! Per la gloria! Per i posteri!

Passando il cavatappi rischio di morire appeso come un salame perché nel lasciarmi scivolare giù mi si incastra il casco nell’orrido pertugio. Mi allungo tutte le vertebre cervicali (altro che osteopata!). Le mani non posso usarle perché stanno in alto! Tiro, sgambetto. Alla fine sento un “STUNC” e mi libero … Il casco balla. Spiego a Toni cosa sia successo poi controllo il casco: è partito il rivetto posteriore che fissava le cinghie: sia lodata santa Petzl! Basterà rimettere il rivetto una volta usciti, ma io non sono morto impiccato grazie al cedimento al momento opportuno. Mai successa una roba del genere in 30 anni di speleo. D’ora in poi casco slacciato in strettoie particolarmente “pericolose”!

Arriviamo fino a -40, e completo il rilievo del pezzo più articolato e complicato della Grotta. Sorrisone e stop. Prox volta se siamo in 3 o più possiamo pensare a rilevare il tratto più lungo ma semplice e disarmare il tutto.

14 febbraio

Dopo 2 mesi di nuovo lockdown, zone arancio e rosse non si riesce mai a combinare un gruppetto per chiudere il rilievo. Alla fine per San Valentino (wow) riusciamo a combinare io e Celly! Benissimo così finalmente anche lui potrà godere di questa novità. Con la fortuna che ci contraddistingue però il freddo è glaciale e non vediamo l’ora di buttarci al caldo (zero gradi con vento di burian e raffiche a 100 all’ora)!

Scendendo gli spiego tutto per filo e per segno per agevolargli i passaggi “ostici”, il cavatappi lo passa liscio e velocemente ci ritroviamo a – 40 dove ci eravamo fermati la volta scorsa con il rilievo. “da qui in poi non ci sono strettoie particolari, puoi scendere tu per primo, così mi agevoli nel rilievo ed io seguo …” Celly scende e scopre così il Jenga, si affaccia sul pozzo, vede in lontananza l’Obelisco ed arriva all’imbocco della Galleria. E’ estasiato.

Sono felice che sia sceso anche lui fin qui e mi rigodo ex novo tutti gli ambienti grazie al mio ultimo acquisto: sono passato anch’io alla Scurion dopo mille tentennamenti ed un colpo di pazzia degno di questo pazzo anno di pestilenza. La resa è eccezionale (basta non ripensare a quanto l’ho pagata ed il gioco è fatto! Semplice!) Proseguiamo rilevando con buon ritmo fino al termine della galleria aggiungendo altre foto e video. Serenità. Guardiamo l’orologio: siamo dentro già da più di 6 ore e ce ne vogliono almeno altre 2 per risalire (visti tutti i passaggi non “user friendly” che ci attendono).

Rimane da disarmare e rilevare il Salone: prossima volta!  Commento di Celly all’uscita “è una grotta tosta, ti prende, ti fa far fatica, ma alla fine ti fa un regalo … un bel regalo”     

14 marzo

Ci ritroviamo ancora soli io e Celly: da lunedì saremo di nuovo in zona rossa chissà fino a quando… GANBARU’ Celly GANBARU’! E giù di nuovo. Rileviamo tutto e ci rigodiamo stavolta anche il salone e l’Obelisco. Pigramente iniziamo il disarmo … e dopo 6 ore terminiamo l’opera. Siamo fuori. Oggi la temperatura è mite si sta benissimo. Una bel selfie e via! Ciao Ganbarù!

Addendum:

Grazie a Topodroid è facile avere subito i valori completi del rilievo fatto nell’arco di ben 3 uscite: la Grotta Ganbarù raggiunge infine i 115 metri di profondità per 325 di sviluppo.

Lo condivido con gli altri … poi con Pippo sottolineo che il rametto finale NON E’ sotto il salone come si pensava, ma punta in tutt’altra direzione ed aggiungo che anche nel salone c’è una frattura concrezionata che sembra andar da un’altra parte … Pippo mi guarda serio e continua: “ma quindi l’aria che sentivamo non poteva essere un ricircolo … “ Ci brillano gli occhi: appena termina il lockdown dovremo riarmare Ganbarù …

GANBAREEEEE GANBAREEEEE KUDOSAIIIIII !!!

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