Covid 19

Siamo in pieno periodo Covid… la popolazione è rintanata nelle proprie abitazioni, prigioniera del coprifuoco e in trepidante attesa dell’imminente fine del mondo, con buona pace del meteorite che negli anni ho più volte invocato dinanzi alle quotidiane manifestazioni della stupidità umana.

Per mia fortuna vivo in mezzo ai boschi, ed ho una certa libertà di movimento potendo vagare impunemente a piedi senza dovermi nemmeno avvicinare ad abitazioni, strade e addirittura sentieri. Senza mai incontrare anima viva, e quindi consapevole di non diffondere ne rischiare contagio alcuno, mi aggiro sereno tra arbusti e rocce per giorni, settimane, mesi. La natura si sta riprendendo ciò che le spetta, ed inizio a notare animaletti sempre meno cauti e sospettosi intorno a me. In questo clima idilliaco, porto a termine una serie impressionante di battute di zona, verificando posizioni di grotte già note, correggendone molte, ritrovando grotte perdute e rendendo nuovamente accessibili grotte ostruite o scomparse da tempo.

Trovo ovviamente anche alcune nuove cavità, e tra queste spicca un pertugio sul fondo di una dolina dal quale spira una notevole quantità d’aria, alternativamente in ingresso ed in uscita.

Mi basta un breve lavoro, quasi a mani nude, per liberare l’imbocco di un pozzo, per il momento ancora intransitabile, in cui con grande emozione sento precipitare le pietre con invitanti rimbombi per quelli che mi sembrano una cinquantina di metri!

Fantastico..! La sigla che assegno alla cavità è SG24, ma nell’attesa di sapere se si tratterà di un pozzo, un abisso o una più complessa grotta so già il nome con cui la battezzerò: “Covid 19”!

Passano i mesi, passa anche la pestilenza ed è finalmente possibile iniziare i lavori… è in compagnia di Edox che torno sul luogo, con piccone e palanchino, ed in breve il pozzo è accessibile anche se per scenderlo bisognerà ancora mettere in sicurezza qualche pietrone… purtroppo però, il lavoro si rivelerà assai più complicato del previsto.

Nel successivo fine settimana, infatti, tolti alcuni massi scopriamo con orrore che tre lati del pozzo sono costituiti da una instabile frana… è l’inizio di un calvario, che ci porterà a “smontare” la frana sino a tre metri di profondità dove, partendo da pareti di solida roccia ed utilizzando le pietre più grandi tra quelle portate in superficie, edifichiamo un solido muro di contenimento sino all’esterno; Qui, per consolidare il tutto (non abbiamo voluto utilizzare cemento) e per evitare spiacevoli incidenti vista la vicinanza della strada asfaltata, sistemiamo una copertura in grigliato metallico priva di serrature e saldata direttamente ai tondini di acciaio infissi nella viva roccia… il tutto realizzato in cinque giornate di duro lavoro.

E’ tempo di esplorare!! Un bel mattino un nutrito gruppetto di persone sciama nella dolina in cui si apre la grotta: c’è Fabiute con buona parte della famiglia, ci sono anche Monica e Edox, ma alla fine è solamente quest’ultimo che mi accompagna nell’esplorazione…

Sono ottimista, e scendo con una corda da ottanta armando tutto in naturale vista la dovizia di concrezioni… il pozzo è bello ampio, e dopo un terrazzino più o meno a metà strada raggiungo il fondo a 45 metri di profondità.

Un ulteriore pozzetto dall’imbocco occluso da massi sembra essere l’unica prosecuzione, ma mentre attendo che Edox mi raggiunga noto una finestra in parete ad un paio di metri di altezza… arrampico e mi ci infilo con una certa difficoltà (è stretta, ovviamente… mai una gioia). Al di là scendo un saltino alla cui base parte un cunicolo orizzontale che allargo a mazzettate mentre Edox, che ha raggiunto la base del pozzo principale, si chiede dove diavolo sono scrutando sospettoso il pozzetto intransitabile…

Chiarito l’equivoco, visto che dove mi trovo non c’è spazio per due esseri umani contemporaneamente, mi inoltro nel cunicolo scendendo in opposizione un successivo salto sui 4 metri e raggiungendo una comoda saletta dove l’unica prosecuzione è costutuita da un orribile e strettissima fessurina verticale in roccia viva, leggermente soffiante e fonda un paio di metri… con qualche difficoltà ritorno sui miei passi e raggiungo Edox alla base del pozzo, mettendolo al corrente delle novità… Iniziamo la disostruzione del pozzetto notato all’inizio, durante la quale Edox si spiaccica una mano spalmando di sangue e bestemmioni le pareti della grotta… L’imbocco ora libero del pozzetto richiede comunque ulteriori allargamenti in roccia, per cui non resta che risalire all’esterno disarmando: torneremo con tutto il necessario.

E torniamo infatti, cinque giorni dopo, riarmando la grotta con una vecchia corda da sessanta metri che rimarrà in loco sino a fine lavori e poi verrà eliminata: anche gli armi naturali vengono realizzati con spezzoni della corda stessa.

Con l’apposita attrezzatura l’imbocco del pozzetto diviene presto transitabile permettendoci di scendere in corda per ulteriori 5 metri; purtroppo il vano sottostante chiude su frana, e l’unica buona notizia è che probabilmente comunica da sotto con l’immondo orifizio notato nell’altro ramo… ma per ora sono solo congetture. Approfittiamo comunque del tempo rimanente per allargare anche l’imbocco della finestra ed il sottostante cunicolo orizzontale. Con i pietroni di risulta Edox edifica una sontuosa rampa per facilitare l’accesso alla finestra.

Visti i dubbi sul punto preciso dove continuare gli scavi, nel corso dell’uscita successiva mettiamo in opera il succhiagrotte: mentre Edox e Zanini manovrano all’esterno il diabolico marchingegno, io scendo con Celly. Il pozzetto sul fondo viene subito escluso: tutta l’aria arriva dalla finestra!

Celly vi si infila lestamente, o perlomeno cerca di farlo, prima in corda e poi senza (per pura disperazione…). Alla fine riesce nel suo intento. Qui, però, altro colpo di scena: l’aria non arriva dal sottostante saltino & cunicolo, bensì dall’alto! Dietro una lama che lo occultava, sale un camino molto stretto…

Al suo interno il rientro dell’aria, una volta spento il succhiagrotte, dura ben 50 secondi… ci aspetta un lungo lavoro di disostruzione, stavolta verso l’alto. Non mi resta che uscire dalla finestra e godermi lo spettacolo di Celly che viene partorito con dolore dalla grotta.

Nel corso di varie uscite, con alterne vicende, il camino viene risalito allargandolo per complessivi sei metri mentre Edox e Kubone si occupano di stendere il rilievo di quanto è stato già esplorato. Dopo aver allargato l’ennesimo restringimento, la mia avanzata viene clamorosamente bloccata da una volta a cupola, di roccia levigata e priva di fessure… dopo un istante di incredulità, mi metto ad esaminare con attenzione le pareti sottostanti e, come prevedevo, individuo un piccolissimo vano laterale che mi era sfuggito perchè mascherato da un diaframma roccioso… osservo il vapore esalato dalla mia tuta mentre viene risucchiato nel pertugio… ok, ci siamo!

Demolisco il diaframma trovandomi di fronte ad un oblò perfettamente ovale che dà su un breve tratto orizzontale… una curva non permette di vedere come continui. Mi impegno in un arduo lavoro di allargamento ma alla fine devo rinunciare per raggiunti limiti di tempo: è ora di uscire.

Nell’uscita successiva sono in compagnia di Toni e dell’inossidabile Andrea Miglia. Dopo molte difficoltà a causa della strettezza del camino che rende scomodissima qualsiasi operazione, riesco a portare a termine l’allargamento e finalmente mi infilo nell’oblò ritrovandomi sopra due salti paralleli divisi da un diaframma: il primo, strettissimo, sbocca inaspettatamente sul vano dove attende Toni, sei metri più sotto, e me ne accorgo perché alcuni detriti che ho smosso lo centrano in pieno e lui comprensibilmente si lamenta… il secondo sembra essere quello giusto…

Mi contorco voltandomi per rifinire la disostruzione dell’oblò dall’interno prima di azzardare una discesa e mi accorgo di avere sopra la testa una possente lama di roccia appesa ad un ridicolo peduncolo fessurato dai precedenti lavori… riesco con pazienza a spaccarla a mazzettate in tre parti che smaltisco oltre l’oblò, senza peraltro sterminare i miei compagni visto che, prudentemente, si sono già messi al sicuro.

Posso finalmente scendere il secondo pozzetto, ma raggiungo l’ennesima fessura assolutamente intransitabile che scende verticale per circa 5 metri… per esclusione questa dovrebbe essere la prosecuzione della cavità, ma solo l’impiego del succhiagrotte potrà confermarlo con certezza… la complessità dei vani, che complicerà alquanto il trasporto dei materiali necessari, smorza parecchio il mio entusiasmo nonostante le buone potenzialità…

Epilogo:

Passano molti, molti mesi, e presi da altri progetti non torniamo sul posto né col succhiagrotte né tantomeno con attrezzature da scavo. Finalmente il 25 febbraio del 2024 ci decidiamo a tornare nella grotta per dare almeno gli ultimi ritocchi al rilievo e disarmare tutto. Una volta sul posto, pero, ci attendono pessime novità… la traccia di sentiero che dava accesso alla dolina è sbarrata da un cancello, e un minaccioso cartello di proprietà privata millanta addirittura la presenza di fototrappole per scoraggiare eventuali intrusioni… La fottutissima dolina è stata acquistata da qualcuno assieme a tutto il terreno adiacente… Mestamente abbandoniamo il luogo e ci spostiamo a SG3 per dedicarci al rilievo di quest’ultima e della vicina 2332VG. La giornata non verrà sprecata.

Dopo qualche giorno vengo a sapere che la Forestale si sta informando sugli autori dello scavo, che ovviamente non figura ancora in catasto… mi presento quindi nei loro uffici per chiarire la situazione: scopro che da parte loro non sussiste alcun problema in merito allo scavo, e che erano stati chiamati in zona in quanto il nuovo proprietario stava facendo pulire la dolina dalla vegetazione. Vorrei parlare con lui (o lei?) ma per ovvi motivi di privacy non possono fornirmi il numero di telefono… allora li prego di contattarlo e fornirgli i miei, di dati, cosa che fanno volentieri.

Sono passati mesi da quel giorno, e nessuno si è fatto sentire… Nix, Nada, nemmeno un amichevole “vaffa”… Ho il vago presentimento che il proprietario difficilmente si candiderà al prossimo premio simpatia, e mi rassegno… per fortuna i materiali all’interno della grotta erano sin dall’inizio destinati ad essere gettati nell’immondizia una volta portati fuori, per cui meno lavoro per noi, anche se il fatto di non poter lasciare la grotta “pulita” a fine lavori mi rattrista… Forse in futuro, qualche altro speleo più fortunato potrà scoprire cosa si cela dietro a quell’ultima frattura.

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