Camp 13

E’ una magnifica giornata di sole, fredda e ventosa, alla fine di febbraio 2023.Il giorno perfetto per una bella battuta di zona, ed infatti mi trovo ad Opicina Campagna per controllare alcuni punti interessanti. Come prima cosa mi dirigo verso un allineamento di doline lungo un’evidente frattura notata sulle immagini Lidar.

All’inizio non trovo nulla che mi entusiasmi, poi, sul bordo di una microscopica dolinetta, ecco qualcosa di interessante: un forellino umido e spalmato di limo verde che “respira”… e lo fa con così tanta foga ed entusiasmo che ho già la certezza di aver portato a casa il risultato per la giornata. Siglo col pennarello, occulto con qualche pietra e continuo sorridente la battuta… è ancora presto, ed infatti a fine giornata totalizzerò un buon numero di possibili nuove cavità. Nessuna però è interessante come quel primo buchetto, che ho denominato Camp13, e che continua ossessivamente a tornarmi alla mente… l’istinto è importante, e difficilmente ti delude.

02/04/2023

Non ho resistito a lungo, ed eccomi a Camp13 assieme a Kubo, Toni, Edox, Monica, Fabiute ed Erica. La carriolona motorizzata ci ha permesso di portare sul posto una valanga di attrezzatura, per cui non ci resta che iniziare lo scavo. Alcuni sono un po’ scettici, visto che il forellino quasi subito cede il passo a terriccio compatto circondato da paretine di roccia, e non si intravede più alcun segno di vuoto. Però si fidano, i bricconi, e scavano come ossessi con picconi, mazze e demolitore, sovrastati da un alto caprio metallico al quale è attaccato il tirfor per estrarre i massi più ostici. Sono tutti entusiasti di dare sfogo alle loro pulsioni disostruttive per cui mi mantengo il più possibile defilato ed osservo sornione..

Come prevedevo, dopo qualche ora si spalanca improvvisamente l’imbocco di un pozzo di almeno una dozzina di metri… sorrisi e pacche sulle spalle di rito, mentre vengo esortato a mettere a frutto le mie abilità per rendere umanamente transitabile l’orifizio. Il lavoro mi impegna per un po’, e quando finalmente sembra si possa passare i miei compagni mi incitano ad andare a verificare di persona cosa ci sia oltre, non so se per lasciarmi l’onore dell’esplorazione o perché hanno deciso che, in fin dei conti, se qualcuno deve fare una morte orribile è meglio che tocchi a me piuttosto che a loro… è una domanda che, a dirla tutta, mi sono posto spessissimo negli ultimi anni, senza mai trovare una risposta chiara e definitiva…

Mi calo un paio di metri in opposizione per un primo veloce sopralluogo, in libera come sempre, e come sospettavo sono costretto a disgaggiare alcuni massi sospesi in equilibrio precario, che precipitano con fragore. Quindi mi viene calata la scaletta dall’esterno ed inizio a scendere… Una grossa lama appoggiata lateralmente per ora resta in loco, ma la prossima volta bisognerà provvedere ad eliminarla…

L’ambiente è ancora piuttosto nebbioso a causa dei lavori, per cui riesco a vedere ben poco mentre scendo… Giunto alla fine della scala penzolo come un idiota, con la brutta sensazione di trovarmi a chissà che altezza da terra anche se so che non è così… poi la nebbia si dirada leggermente e scopro che mi trovo a un metro e mezzo dal fondo.

Rassicurato, abbandono la scaletta e scendo utilizzando le asperità della parete fino a mettere finalmente piede sul suolo piatto cosparso di detriti. Apparentemente non ci sono prosecuzioni a parte una poco invitante frattura, però scendendo mi è sembrato di intravedere qualche interessante finestra nelle pareti del pozzo. L’ora è tarda, ed i materiali da riportare alle auto sono molti, quindi dopo aver chiesto se qualcun altro vuole per caso raggiungermi (scontatissima risposta negativa) risalgo rimandando ulteriori ricerche alla prossima uscita.

16/04/2023

La squadra oggi è composta dagli stessi elementi dell’altra volta, salvo Toni che è stato sostituito da Valerio. Come prima cosa si procede alla bonifica del pozzo, eliminando la lama ed altri massi potenzialmente mortali nella parte alta, mentre all’imbocco viene sistemato in maniera ermetica il solito telo di plastica con succhiagrotte annesso.

Al momento dell’accensione io e Kubo procediamo ad un’esame minuzioso di ogni anfratto partendo dal fondo del pozzo e risalendo verso l’esterno… i risultati sono inequivocabili: tutte le promettenti aperture notate inizialmente danno su un vano parallelo al pozzo e sono totalmente prive d’aria; le due prosecuzioni certe che individuiamo sono invece costituite da un forellino in parete poco sotto l’ingresso e dalla frattura verticale alla base del pozzo… pur trovandosi ad otto metri di distanza e, per di più, posizionate su due lati esattamente opposti del pozzo, in entrambe il comportamento dell’aria forzata dal succhiagrotte è assolutamente identico: forte flusso ininterrotto per tutta la durata dell’aspirazione (ci siamo spinti sino a sette minuti) e successivo violentissimo rientro dell’aria per almeno 15 secondi, che prosegue poi meno forte ma costante per quasi un minuto.

La frattura sul fondo…

La sensazione è che le due vie portino ad un medesimo vano di dimensioni importanti ed impostato proprio sulla grande frattura notata all’esterno. Per logica decidiamo di iniziare la disostruzione sul fondo, tralasciando per il momento il forellino in alto. Qualche ora di duro lavoro ci permette di avanzare in orizzontale per circa un metro, poi interrompiamo in quanto la giornata oramai volge al termine… Non resta che recarci tutti quanti a casa mia per un sontuoso “rebechin”!

22/04/2023

Oggi siamo solo io e Kubo. Lo scavo alla base del pozzo, portato avanti sotto uno stillicidio battente, inizia a farsi arduo… Ad un certo punto iniziamo ad abbassarci nel detrito di fondo (che sotto ad un ingannevole strato di pietrisco nascondeva generose quantità di argilla appiccicaticcia) per liberare una fetta di parete che si è staccata durante i lavori, e questo ci impegna per un paio d’ore. Dopo varie peripezie raggiungiamo un foro sotto parete di 20x15cm che dà su un salto di tre/quattro metri le cui dimensioni per ora ci sono ignote in quanto un diaframma roccioso ci impedisce una vista diretta… l’aria sbuffa a tratti, sarcastica.

E’giunto anche per oggi il momento di sbaraccare, siamo zuppi, infangati ed infreddoliti… Invito Kubo a risalire verso l’esterno per fargli poi recuperare con la corda i tre sacchi di materiale e risalire a mia volta. Mentre si trova a circa 8 metri di altezza, in scala, appoggia lateralmente il piede su uno sperone di calcite… un’intera sezione della colata che costituisce la parete del pozzo, percorsa da una frattura sinora invisibile ed insospettata, si stacca improvvisamente e precipita… Kubo urla, ma non ce n’è davvero bisogno in quanto il cupo rimbombo del masso da 50Kg abbondanti che sbatte sulle pareti è estremamente evocativo ed io, che stavo sistemando le ultime cose nei sacchi, mi sono istantaneamente appiattito contro la parete più vicina come uno stencil bidimensionale… non è sufficiente, ahimè.

Il macigno mi becca di striscio sul casco, rintronandomi istantaneamente in una spettacolare visione di fuochi artificiali mentre continua la sua pesantissima corsa lungo la schiena e la chiappa sinistra, per poi piantarsi con un ultimo boato esattamente di fronte alla nicchia appena scavata. Sento Kubo che mi chiama, con una voce che non è la sua… Terrore? Disperazione?? Probabilmente senso di colpa per l’amico appena spiaccicato… la scena vista dall’alto deve essere stata terrificante… Dopo essermi ricordato come mi chiamo e perchè sono lì, riesco finalmente a rispondergli per rassicurarlo, ma i guai non sono finiti… si proclama immensamente sollevato dal sapermi vivo, ma mi esorta a trovare lestamente un rifugio sicuro, perchè una parte del masso appena precipitato è ancora lì, in equilibrio precario fra le sue braccia amorose e la parete, e non sa se riuscirà a gestirlo senza farlo precipitare a sua volta…

Purtroppo per me, l’unico riparo esistente è la minuscola nicchia da noi scavata ed attualmente sbarrata dal Menhir che mi ha appena battezzato. Con notevole sforzo riesco finalmente a spostarlo quel tanto da potermi infilare e ranicchiare nel loculo, quindi dò a malincuore il via libera al Kubone sperando che, anche stavolta, mi vada di culo… e così è! Il masso non precipita e viene rapidamente incastrato in una nicchia adiacente… Poi Kubo esce, i sacchi vengono issati in superficie e finalmente esco anch’io, in autonomia, recuperando la scaletta.

Una volta all’esterno, il buon Kubone non la smette più di implorare perdono per l’accaduto, è letteralmente sotto shock mentre io sono solo rincoglionito (quindi in condizioni praticamente normali) anche se abbastanza dolorante… Il masso ha colpito il caschetto con la parte piatta provocandomi solo un possente bernoccolo (Kubo insiste a controllarmi le pupille ridendo nervosamente e chiedendo “che giorno è oggi? Quante sono queste dita?), ma la schiena ha subito danni più ingenti a causa di uno spigolo e quando tolgo la tuta capisco che è molto meglio tenere il sottotuta addosso sino a casa… raggiungiamo velocemente il Defender e, dopo un ulteriore check-up kubesco (sicuro che te rivi a guidar?!?) ci affrettiamo verso la “maison” prima che la mia preziosa riserva di adrenalina si esaurisca.

Una volta al sicuro, con l’aiuto di un’Ambra inorridita ma da decenni oramai avvezza a scene simili, il sottotuta lacerato viene pazientemente scollato dalla carne, disinfettando abbondantemente e spalmando Connettivina Plus come burro sul pane mattutino. Il tutto viene ricoperto con abbondanti garze e cerotti completando l’opera… Dolorante, mi stravacco assieme a Kubone in giardino e alla faccia del pietrone ci godiamo una fantastica birra sotto il sole primaverile. E’ bello essere vivi. Quasi sempre.

04/05/2023

Domenica scorsa, mentre mi riprendevo, Kubo, Edox e Fabiute hanno effettuato l’ennesima meticolosa pulizia del pozzo per evitare ulteriori incidenti, eliminando anche il ponte naturale che nascondeva la prosecuzione sul fondo; così oggi, dopo aver estratto un ultimo piccolo masso dal fronte di scavo, riesco finalmente a vedere chiaramente la frattura, intransitabile e molto erosa, che scende restringendosi ulteriormente per circa 3/4 metri e che purtroppo non presenta allargamenti orizzontali come speravo… Non è una vista esaltante… Il lavoro si presenta assai arduo anche se non impossibile, e capisco che è giunta l’ora delle decisioni irrevocabili (come diceva un tale che poi si è ritrovato appeso per i piedi): stop con la fessura del fondo, si passa al foro superiore sperando in miglior fortuna! Partono i lavori, e dopo qualche ora di disostruzione sospesi a 8 metri da terra si inizia già a vedere del vuoto… sembra piegare a sinistra, ma non si capisce bene… intanto anche questa giornata è finita.

28/05/2023

Io e Kubo siamo di nuovo in azione, mentre Fabiute fornisce appoggio esterno allietato dalla compagnia di Ambra che è passata a trovarci con suo padre e la nostra amica Elena. Il foro in parete è oramai una finestra abbastanza comoda dalla quale parte un camino in risalita che sono obbligato ad allargare completamente per un metro e mezzo, sbucando con la testa in un vano orizzontale in gran parte occupato da un ponte di roccia che dovrò eliminare anche solo per potermi muovere…

03/06/2023

Oggi io e Kubo siamo soli ma agguerriti come sempre! Dopo aver ulteriormente allargato sia la finestra che la parte centrale del camino (special request from Kubone), mi occupo del ponte di roccia e di altre parti sporgenti ottenendo finalmente una comoda saletta. Resta però da capire dove si trovi l’agognata prosecuzione…

Con una minuziosa ricerca dell’aria scopro un forellino in parete che una volta allargato svela uno strettissimo passaggio orizzontale!

Un lungo e paziente lavoro di demolitore nella parete sinistra del condotto, costituita da una specie di conglomerato di pietrame, argilla gialla secca e calcite, migliora notevolmente la situazione, ma il soffitto e la parete destra sono di roccia compatta e dovrò occuparmene la prossima volta. Oltre si intravede un ulteriore vano che sembra continuare… L’aria passa, noi ancora no.

11/06/2023

Oggi Edox e Fabiute ci hanno nuovamente chiusi in maniera ermetica all’interno della cavità, e faranno largo uso del Succhiagrotte. Per sopportare la calura sono quasi nudi, ciccia e pelame al vento, belli come il sole… Il cane Olly, a vederli, probabilmente vorrebbe sciacquarsi gli occhi con un pò di candeggina!

Kubone ed io, sul fondo del pozzo, abbiamo preventivamente steso un grande telo di plastica, sigillando la frattura bassa per costringere tutta l’aria a passare dal ramo alto. L’abbiamo anche protetta con un muro di pietroni per evitarne l’ostruzione durante lo scarico dei materiali di risulta (non si sa mai che ci tocchi riprendere i lavori da sotto…).

Saliamo quindi nel nuovo ramo e per ben sette ore filate sgobbiamo come persone diversamente bianche, riuscendo ad allargare tutto il cunicolo sino a sbucare magicamente su di un pozzo di almeno una dozzina di metri, ornato da grandi lame di roccia… decidiamo di rimandarne la discesa alla prossima volta, optando per un allargamento dell’imbocco in vista di un’esplorazione più comoda… purtroppo a lavoro quasi finito un grosso spezzone di roccia si stacca incastrandosi di traverso poco sotto e vanificando gli ultimi sforzi… siamo troppo stanchi per occuparcene e decidiamo di uscire.

Il risultato oramai sembra in tasca, ci troviamo di nuovo in ambienti decentemente larghi, ed il rientro dell’aria col Succhiagrotte è molto promettente! Solo al Bonni avevo riscontrato valori simili, e lì la profondità ha sfiorato i trecento metri per mezzo chilometro di sviluppo… Top.

22/07/2023

Oggi è il Potle ad affiancarmi nello scavo: improvvisi problemi di salute impediranno a Kubo di fare qualunque genere di sforzo per parecchi mesi, privandomi del mio più prezioso compagno di scavi ed esplorazioni… altri intoppi ed impegni estivi hanno pesantemente decimato la nostra squadra esplorativa… proprio adesso, mannaggia!

Stranamente, nonostante l’odierna presenza di “Michelin Portanèra” tutto va liscio ed in un paio d’ore riusciamo ad eliminare l’ostruzione nonchè ad allargare decentemente l’imbocco del nuovo pozzo.

Anche stavolta decido di non scenderlo, e mi dedico invece ad allargare l’ultimo passaggio ostico rimasto nella grotta, uno scalino posto subito sotto l’ingresso del pozzo principale. E’ un lavoro quasi superfluo, oltre che abbondantemente fuori tempo massimo visto che sono ormai tre mesi e mezzo che bestemmiamo serenamente in quel punto (ci siamo quasi affezionati), ma sono un epicureo delle esplorazioni e dopo tutti gli sforzi fatti voglio godermi pienamente la prossima uscita! Tutto deve essere perfetto.

27/07/2023

E’ andrea Miglia ad accompagnarmi nell’esplorazione del nuovo pozzo, tutti gli altri sono irraggiungibili. Armo in corda (ne abbiamo dietro parecchia, non si sa mai) e procedo mentre il Miglia mi segue a ruota ammirando l’opera dei Grottenarbeiter e scattando foto come un giapponese a Venezia. Il pozzo è molto bello, e scende comodo tra lame e pareti levigate per una quindicina di metri con un ripiano a quattro metri dal fondo.

Raggiungiamo i venti metri di profondità dall’esterno, arrestandoci su un fondo pietroso ed oblungo ad un’estremità del quale una stretta fessura verticale, purtroppo da allargare, precipita per almeno una decina di metri… Dal lato opposto, verso l’alto, una stretta fessura erosa sale verso il fondo del pozzo principale (come volevasi dimostrare) ed alcuni detriti nelle nicchie in parete confermano una comunicazione diretta con la fessura scavata all’inizio. Ovviamente non ci siamo portati dietro attrezzature da scavo, si sperava di limitarsi a scendere spensieratamente in corda, il più possibile… La grotta ha deciso diversamente, e bisognerà tornare. Con tutto il necessario. Ancora ed ancora…

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