3908VG – Meno Duecento!

Prima di iniziare a raccontarvi le ultimissime novità, è doveroso premettere che tra quest’ultima uscita e quella in cui avevamo raggiunto il fondo del pozzone ce ne sono state anche altre, brevi ma intense, volte alla disostruzione del nuovo pozzo ed all’esecuzione del rilievo… Giusto, Celly, Kubo, Potle, Zdenka, Edox e Baden in differenti occasioni hanno portato avanti l’ingrato ed oscuro compito di rimuovere massi e fango rendendo accessibile la fessura da allargare in roccia.

Devo inoltre segnalare una serie di fatti diciamo… inconsueti: osservando con più attenzione le foto prese durante le varie uscite, abbiamo iniziato a notare bizzarri particolari che prima ci erano sfuggiti… ci siamo accorti, ad esempio, che il pietrone denominato sin dall’inizio“Gargoyle” semplicemente perchè sporgeva minaccioso dalla parete, nelle immagini possiede effettivamente un aspetto… beh, “particolare”. Qui sotto gli ingrandimenti di due differenti scatti…

Gargoyle

In un’altra immagine ecco il nostro Kubone inconsapevolmente perseguitato da un paio di occhi luminosi tipo Ewok di Guerre Stellari (immagino si tratti di un immagine fantasma del foro del diaframma della fotocamera…)

Kubo and friends

Da quel momento, ovviamente, ci siamo profusi in lazzi concernenti grotte maledette, tenebrose presenze, poltergeist speleo e quant’altro, sghignazzando senza ritegno ma con una punta di inquietudine dovuta ai numerosi piccoli e grandi incidenti che hanno funestato le nostre ultime discese… un masso di notevoli dimensioni staccatosi dalla parete compatta e rassicurante che ha tranciato la corda sotto Baden sul p.110, comportando la sostituzione della corda ma, fortunatamente, non del Baden… Improvvise carenze di ossigeno, inspiegabili guasti elettrici, rottura della parte metallica di un portasacco (col sacco che si è fortunatamente fermato sul sottostante terrazzino) e mille altri contrattempi, normale amministrazione in questo genere di lavori ma solitamente non concentrati tutti assieme in una grotta sola…

Detto ciò, torniamo all’uscita odierna. Io e Kubo percorriamo per l’ennesima volta il sentiero in leggera salita che ci porterà all’ingresso della grotta. Il sole splende, cosa abbastanza rara in quest’ultimo periodo, e nel vicino stagno i batraci hanno organizzato una ciclopica orgia, e gracidano in maniera assordante… roba da far impallidire il buon Siffredi!

L’orgia dei batraci

Giunti all’imbocco ci cambiamo blandi, e la discesa coi sacchi sino alla base del p110 scorre fluida e senza intoppi. La grotta è assai bagnata a causa delle pioggie dei giorni scorsi, era previsto. Un paio di passaggi nei punti allargati e… voilà! Ecco i due pupazzi di fango… una beffa, in una grotta composta per il novanta per cento di immacolato calcare. Dopo un’attento esame della situazione decido di far franare gli ultimi massi livellando un vuoto inutile e facilitando l’accesso alla fessura da allargare. Il lavoro di disostruzione ci impegna per un paio d’ore, poi anche la fessura cede… siamo fradici e pronti ad esplorare. Mi attrezzo con tutto il necessario, trasformandomi nel consueto ed ingombrante albero di natale, e con qualche contorcimento supero il punto stretto ritrovandomi in un bel pozzo dalle pareti compatte.

Fraziono e scendo sino ad un terrazzino una quindicina di metri più sotto, incrociando lungo il percorso un obelisco di roccia alto alcuni metri che si erge nel centro del baratro. Giunto sul terrazzino fraziono di nuovo e ne approfitto per matassare quel poco che rimane della corda ed iniziare col 40 che ho nel sacco. Scendo ancora e giungo alla base di questo primo salto che dovrebbe essere sui trenta metri. Il fondo piano, pietroso ed allungato presenta alle sue estremità due distinti imbocchi di pozzo: il primo sembra scendere largo per almeno una dozzina di metri, ma è occluso da un piccolo masso e da una lama di roccia; il secondo, invece, è subito liberato da un paio di pietre ed inizio a scenderlo… parte strettino ma allarga subito ed è molto godibile esteticamente. Capisco immediatamente che i due pozzi non comunicano affatto fra loro, a differenza di quello che mi aspettavo. Ce ne occuperemo dopo, penso, mentre tocco il fondo una ventina di metri più sotto senza aver dovuto frazionare.

Le dimensioni della frattura sono andate via via diminuendo, ed il fondo avrà si e no un metro e mezzo di diametro… L’altimetro mi conferma che ho superato i duecento metri di profondità. Non c’è molto da arrabattarsi per trovare l’eventuale prosecuzione: ai miei piedi una fessura appena transitabile con un salto che scende appare l’unica ed inappellabile chance… mi abbasso per infilare la testa e valutare le possibilità, ma vengo investito da un correntone d’aria in uscita, forte e gelido. Urca! Era l’ultima cosa che mi aspettavo, visto che oggi non ho avuto il piacere di incontrare alcuna corrente degna di nota lungo tutta la cavità… Kubo mi raggiunge, ed anche se il fenomeno è palese decido di non suggestionarlo e gli dico semplicemente di affacciarsi e guardare, aspettando la sua reazione. Nel frattempo, immortalo la scena in un filmato.

A meno duecento

La prosecuzione ventosa

Passato il momento di gioia, si torna all’umidissima e dura realtà e mi infilo in arrampicata nella stretta fessura (la corda è finita ad una quarantina di centimetri dal fondo del pozzo) per capire come continui la grotta. Subito dopo esser entrato mi accorgo che l’aria è completamente sparita e l’ambiente sembra addirittura caldo dopo il blizzard che mi ha recentemente spazzolato la schiena… scendo ancora per qualche metro constatando che poco sotto la frattura tende a chiudere. Striscio nuovamente verso l’uscita e da questa nuova angolazione intuisco che, subito dietro la parete di roccia in cui si apre l’imbocco, un vano ostruito da massi si prolunga verso l’alto… L’aria, purtroppo, arriva da lì, prima di schiantarsi beffarda sulla mia faccia infangata. Il magone mi assale, dinanzi a tanta sfiga: una prosecuzione certa ed appetitosa a meno duecento e rotti, che comporterà un lavoro lungo, infame e privo di qualsiasi certezza di successo… Fantastico!

C’è però ancora una speranza… raggiungo Kubo e lo metto al corrente della situazione e dei miei progetti. Risalgo lungo il pozzo da venti, cercando qualche forellino. Kubo rimane sul fondo, in attesa. A pochi metri dall’uscita del pozzo trovo incredibilmente quello che cercavo: una bella fessuretta nella parete, con aria gelata in uscita! Un rapido esame con la Scurion conferma che oltre c’è parecchio vuoto, un ambiente grande, concrezionato, che scende… ci getto una pietra e Kubo da sotto conferma: è arrivata esattamente nel punto da dove sembra provenire l’aria… Bingo! La fessura richiederà un breve lavoro di allargamento, un gioco da ragazzi, e poi si tratterà di ritrovare l’aria nel nuovo pozzo, ma ci penseremo la prossima volta.

Peccato che tra la stanchezza e l’impegno richiesto dai lavori, la documentazione fotografica quest’oggi sarà assai scarsa. E’ incredibilmente tardi e siamo inzuppati d’acqua, necessita uscire. Il ritorno è lungo, molto lungo, e lo stato di salute poco rassicurante. I sacchi si sono affezionati morbosamente alla grotta, e ad ogni passaggio un po’ tecnico tentano disperatamente di rimanervi aggrappati… La grotta, forse impietosita, ci lava via parte del fango con abbondante ruscellamento e stillicidio, raggiungendo ogni indumento nonostante la tuta… alla fine siamo fuori. Visto il livello di implordamento raggiunto, decidiamo di tornare direttamente alle auto e cambiarci lì, dopo un miserabile selfie di fine uscita.

Usciti

Una volta raggiunta la meta, finalmente in abiti asciutti e privi di mota, il nostro aspetto tutto sommato non è migliorato molto e confidiamo nella presenza dell’attrezzatura speleo in macchina quale garanzia per non essere deportati per sbaglio in qualche centro di accoglienza dai premurosi vigilantes della Lega… Di comune accordo ci accasciamo (letteralmente) sulle sedie di Picko concedendoci una discreta cena.

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