3908VG – Il Pozzone…

Dopo interminabili giorni passati ad immaginare come sarebbe stato effettivamente il pozzone interno, chiedendoci se anche noi, col lancio di numerose pietre enormi, avevamo svegliato o meno il Balrog nelle profondità, riusciamo finalmente ad organizzare nel dettaglio l’uscita.

Forse “nel dettaglio” è un’esagerazione, visto che per quasi due settimane veniamo martoriati dall’onnipresente occhio di Sauron con innumerevoli minacce causa la sparizione di un’indispensabile “corda da 40 metri da 10 del 2007″ (unica rimasta!), minacciando poveri speleo indifesi di “adoperarli come giocattolo sessuale a tempo indefinito…”. Così anch’io controllo nel mio garage ma niente… è proprio sparita! Avendone io una personale del 2005 “a perdere”, decido di donarla per questa buona causa così completiamo la preparazione di tutti i materiali. La giornata scelta, essendo noi tutti “uomini di fede”, è il venerdì Santo al quale dedicheremo 12 frazionamenti o stazioni come volete (e saranno 12 veramente!).

Ride the snake, to the lake, the ancient lake baby the snake is long, seven miles…” …è su questa melodia che inizia la giornata ma stiamo per essere protagonisti di una sensazionale scoperta… Arrivati all’ingresso, infatti, dopo esserci cambiati, recuperiamo la corda che si trova giù lungo il pozzo d’accesso per fare il primo armo sull’albero e… indovina indovinello?? Trattasi proprio di una “40 da 10 del 2007″ (…e chi se la ricordava?!!). Evitiamo di linciare il buon Pippastro visto che oggi tocca a lui l’onore di armare il pozzo interno!! Vorremmo scattare una foto tutti assieme prima di entrare, ma Egli è già scomparso sottoterra, e così ne scattiamo una di noi due, poi si entra.

Prima di entrare

Scendiamo velocemente verso l’attacco del pozzo a meno 43 metri e Pippo inizia ad attrezzarlo.

Partenza del pozzone

Giunti circa a -75, dove la morfologia cambia e dove l’altra volta ci siamo bloccati per mancanza di materiali, ci fermiamo ad ammirare la maestosità delle pareti e mi rendo conto che, forse presi dal troppo entusiasmo, io e Giusto avevamo un po’ esagerato nel valutarne le dimensioni… Saranno circa 8 metri per 5 che comunque non è poco! Il ramo della polmonite si fa sentire e Pippo ne sa qualcosa ma, incurante di un lieve affanno, riprende la discesa verso il basso.

Armo…
Celly
Pozzone dal basso
Scendendo gli ultimi 80 metri
Il Pozzone

La roccia è ottima, non scarica; scendendo il diametro si restringe un po’ ma la sua bellezza resta invariata. Ogni tanto si nota uno strato in cui l’erosione selettiva ha portato in superficie innumerevoli fossili… Notiamo un pozzo parallelo che appena possibile verrà sceso nonché una finestra bella grande che va sicuramente raggiunta con un pendolo e altri 2 punti da controllare ma… non oggi.

Fossili
Il pozzo si restringe

Raggiungiamo il fondo su una base coperta di detriti di circa 4 metri per 2, ma all’apparenza non c’è nulla… Non può finire così, mi dico, e mi infilo nell’unica fessura visibile: spostando solo un paio di pietre vedo un pozzetto da dove i sassi cadono per almeno 25 metri in ambienti apparentemente belli larghi, e soprattutto dove l’aria è presente!

La fessura
Scavo sul fondo
Dentro la fessura…

Purtroppo questa è la zona più fangosa della grotta e ci accorgiamo che l’inizio del pozzo è ricoperto da uno spesso strato di argilla e pietroni che hanno formato un bel tappo. Iniziamo a pulirlo solo con l’ausilio delle mani (e dei piedi) perché oggi non abbiamo con noi alcun materiale da disgaggio, ed il buco visto all’inizio è già praticamente scomparso sotto ai materiali appena smossi, ma in compenso se n’è aperto un altro a un metro di distanza… Le pareti che si intravedono dal pertugio ancora “impraticabile da un essere umano” sono belle lisce e il rumore che fanno le pietre che gettiamo di sotto ci rende decisamente ottimisti per l’immediato futuro. Ci aspetta solo un po’ di lavoro di scavo, ma nemmeno troppo….

Le pietre precipitano per una trentina di metri…

Risaliamo verso la superficie dove ad attenderci c’è Kubo impaziente di sapere tutto… ma non vogliamo raccontare niente fino all’uscita dell’ultimo e cioè Tony. In attesa del rilievo ufficiale abbiamo controllato con 2 altimetri diversi sia in discesa che in risalita e i numeri dicono che il pozzacchione ha 113 metri e la quota raggiunta è meno 156.

La via prosegue senza fine lungi dall’uscio dal quale parte. Ora la via è fuggita avanti, devo inseguirla a ogni costo rincorrendola con piedi stanchi sin all’incrocio con una più larga dove si uniscono piste e sentieri. E poi dove andrò? Nessuno lo sa.”

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