Un sassolino nella scarpa

C’è stato un periodo- bellissimo peraltro, di gioia anarchica- in cui andavo in grotta in Canin per la XXX..sì, davvero, non assieme, non “con” ma “per”, non ho sbagliato a scrivere, e prova ne sono le relazioni delle uscite; ero sempre solo, accompagnato sì da ottimi amici- e che infatti sono rimasti tali-, ma mai con il gruppo grotte della XXX.
All’epoca non capivo perchè gli altri non venissero, quando poi ho capito è partita una spirale che mi ha portato a tornare nuovamente in Canin, con i vecchi e con nuovi ottimi amici con cui si era deciso di condividere non un gruppo, ma una passione.
Sono davvero felice così; è un contratto diabolico a cui sempre più speleologi si sentono affini, e anche se pochi sono pronti ad abbandonare le relative agiatezze di un gruppo speleo, ci sentiamo tutti portatori sani del virus della Buona Pratica Speleologica..
Ma sto divagando, e dunque; oltre a bellissimi ricordi e un vago senso di insofferenza verso i ruoli e ruolini del CAI, del periodo alla XXX mi era rimasto anche un leggero senso di incompiutezza, il mio “sassolino nella scarpa” che mi accompagnava ogni volta che me ne andavo in Canin. Sto parlando dell’S3, abisso che si apre sul bordo della Conca dei Camosci-lato Col delle Erbe- esplorato da una precedente generazione di speleologi della XXX ottobre che avevano poi deciso di guardare a più verdi orizzonti.
Il mio modesto contributo all’opera era stato solo quello di riattrezzare fino a meno 450, aiutato e aiutando quelli che ero riuscito a convincere ad andare lì- scocciandoli infinitamente..meravigliosa avventura, prima volta in Canin, da soli, inesperti, quella paura sui pozzi che aveva un sapore e un’intensità che rendevano arrivare a meno 200 emozionante come essere a meno mille..mi manca, lo ammetto.
Comunque mentre noi abbandonavamo la XXX e le esplorazioni in S3, furono proprio i nostri predecessori- ed ispiratori- a decidere con un colpo di mano di forzare la profondità e arrivare al fondo. Una splendida impresa, che sono sicuro li avrà affrancati da quel pensiero irritante che sono le Grotte Interrotte; unico rimpianto!?Non aver potuto essere con loro, nonostante l’invito, testimone di correttezza e amicizia.
Poteva essere un capitolo chiuso, ma in S3 rimanevano le corde d’armo, addirittura doppie sul 188, un sassolino da togliere, non perchè fastidioso ma perchè meritevole di giusto riposo; ecco perchè, trovato chiuso il Firn abbiamo pensato di spostarci verso il Davanzo e la giunzione con F1-T5, e lì ho capito che era il momento giusto. Ho convinto Det, compagno di quasi tutte le punte in S3, e chiesto mentalmente perdono a Celly- assente a questa ma presente a quasi tutte le altre- e siamo scesi per disarmare accompagnati da Giorgio Annichini del GAM di Verona.
Dopo tanti anni l’S3 si apriva più bello di prima, è stata una grande emozione riesplorarlo- e a chi ride leggendo questa digressione di amore ipogeo mescolato al ricordo posso solo offrire la mia compassione..
Come previsto è stata una faticaccia, pur lasciando dentro gli ultimi 100 metri di corda- ma del resto la quantità d’acqua era tale da offrire poca scelta, e già così siamo dovuti uscire con corde a matassa.
Fuori c’era una calda accoglienza in DVP, un bel cielo stellato, e tanta soddisfazione.
Peccato per le giovani generazioni di speleo della XXX ottobre, che da fonte sicura ho saputo trepidanti di aggredire l’S3 e fare così pratica di abissi, oramai dopo 3 anni di intensi allenamenti ben cresciuti in seno a mamma XXX e pronti a spiccare il volo; solo la mancanza di funivia li aveva sinora fermati e chissà che splendidi racconti sentiremo delle loro imprese!?
Peccato ma non tutto è perduto; è vero, proditoriamente abbiamo loro negato il piacere di scendere l’S3 ma molte altre grotte ed esplorazioni sono in corso in Canin, e se la loro passione per la speleologia è superiore al loro attaccamento per patacche e associazioni, saranno sempre i benvenuti..anche in Firn..

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