Rieccoci alla Grotta dei Cannelli. Stavolta siamo io, Celly e Noemi. Piazzata una scaletta sul salto iniziale per facilitare il trasporto dei materiali da scavo, iniziamo con entusiasmo l’allargamento della fessura verticale. Dopo parecchi sforzi e qualche insuccesso dovuto alla pessima qualità della roccia (calcare eroso con sacche di argilla, il tutto uniformemente glassato da uno spesso strato di calcite), riusciamo ad ottenere un discreto risultato e finalmente posso infilarmi con una certa comodità a lavorare sulla strettoia sottostante (quella in cui mi si erano incastrati gli stivali la volta scorsa). In breve riesco ad avere ragione di quest’ultimo ostacolo… scendo, e mi ritrovo seduto sul fondo, in un ambiente delle dimensioni di una lavatrice. Con stupore, noto subito in alcuni anfratti dei minuscoli muretti a secco… inspiegabilmente, qualche forma di vita umana si è già spinta sino a qui prima di me… come ci sia arrivata senza allargare la strettoia rimarrà uno dei grandi misteri della speleologia.
Cerco di ritrovare l’aria, ed ecco alle mie spalle una ventosa fessura (larghezza 5 cm) che dà su un vano parallelo abbastanza ampio che si prolunga sia verso il basso che verso l’alto. Il lavoro da qui è improponibile, per cui torno fuori. Noemi ci saluta causa impegni pomeridiani, ed io e Celly iniziamo una nuova disostruzione dall’alto, ovviamente sempre in roccia marcia. Lavoro infame, che peggiora man mano che scendiamo, con Celly che mi regge per i piedi mentre trapano a testa in giù col cervello che cerca di uscirmi dalle orecchie…. dopo un paio d’ore di sforzi ci siamo quasi… purtroppo si è fatto veramente tardi e siamo costretti ad andarcene. Perlomeno siamo sicuri che la prossima volta si passa… All’esterno, informiamo dei risultati il gestore Andrea, che si dimostra interessato e sempre più incuriosito… torneremo presto!