Berlova

Domenica finalmente ed incredibilmente non piove: miracolo! Campane suonano a stormo. Ritrovo fissato alle ore 10 a Prosecco in 5: io, Potle, Toni, Bonni e Zdenka. Fino alla sera prima nella mailing list sono circolate ipotesi varie sul dove andare e per non sbagliare abbiamo materiali in abbondanza da fonti diversificate. La scelta è pertanto “open” fino all’ultimo minuto. Personalmente è parecchio che non bazzico pozzi “lunghi” e preferirei iniziare a sgranchirmi nuovamente per “gradi”, Potle preferisce approcci maschi del tipo “chiudo gli occhi e salto” (come deve aver fatto un paio di giorni orsono cadendo rovinosamente da un albero di ciliegio peraltro …), Toni è aperto a tutto ciò che gli è ignoto, Bonni e Zdenka non hanno espresso preferenza alcuna.

Alle 10 come stabilito siamo in bar a Prosecco a sorseggiare un caffè per svegliarci. Io sornione propongo la mia idea: doppietta di abissi ad appena 300 mt di distanza l’uno dall’altro e mai visti prima in zona “mobilificio Lanza”! Istantaneamente vengo zittito dagli altri 4 con un coro all’unisono: BERLOVA! Abbasso lo sguardo, l’unica cosa che non ci tenevo a fare questa domenica. Non c’è un perché “preciso” è una sensazione di disagio e può capitare a tutti magari quando si è semplicemente un po’ arrugginiti, nulla di grave, ma ti “prende” e bisogna vedere se ti molla. E’ solo testa mi ripeto “no mente Kubo San … no mente”, ma non rido più come prima. Si vedrà: devo stare calmo. Ovviamente gli “amici” si accorgono al volo di questo mio mood introverso ed inizia il “remenamento” fatto in modo leggero e delicato quale un amorevole supplizio orientale (tipo una manciata di sale su una tibia e una capra messa lì a leccarti amorosa con la sua lingua ruvida fino alla carne viva …). Il dado è tratto. Tutti al ponte morto e poi destinazione imbocco BERLOVA. Appena parcheggiamo non possiamo non notare con raccapriccio il fratello minore di “Jason” all’opera nel vicino terreno a recinzione elettrica: con musica hard rock a palla egli si diletta con una motosega a tener curato il proprio patrimonio boschivo … (guardo Potle, lui guarda me e ci capiamo … zzzzoooottt ….). Si favoleggia sul contenuto della baracca nel terreno e la fantasia tocca punte di frenesia estrema. Terminata la vestizione si va. Io rimango in ultima fila, mesto e pensieroso con lo sguardo basso, mentre Bonni apripista ha già deciso che sarà lui a riarmare il tutto. Potle e Toni giocano con i loro giocattoli fotografici scambiandosi segreti degni di scoop alla Oliviero Toscani. Zdenka osserva la natura circostante. urs0156_resize Arriviamo all’imbocco che sono le 11 e 30: Bonni si lancia all’opera armato di tutto punto (trapano compreso) mentre Potle inizia a scattare foto saltellando agile attorno al nero pozzo. Io osservando chi si appresta a scendere continuo a sentirmi inquieto, addirittura sto in pensiero per chi si avvicina alla verticale (!!!): riprendo addirittura più volte il Potle perché lo vedo troppo “a rischio” nella sua opera di reporter d’azione.  Ma che cacchio ho oggi? Non me lo so spiegare, ma non mi calmo mica. Volgo lo sguardo in altra direzione, mi stendo al sole e cerco di rilassarmi senza successo. Bonni decide di sanificare tutta la verticale da 80 metri e pertanto i tempi si allungano. Dopo un’oretta di attesa lo shock: Zdenka si alza decisa, si apparta qualche metro più in là, slaccia il solo imbrago e la fa in piedi come un uomo!!!  Stupore della platea presente. Non ci capacitiamo fino a che non ci spiega di aver usato un nuovo ritrovato della scienza, una specie di “tutore per donne sportive” … al giorno d’oggi non c’è in realtà più nulla di cui meravigliarsi veramente: “ho visto elefanti volare” diceva qualcuno, cos’è questo a confronto? Poca cosa. Zdenka: una vera donna di Grotta Continua. Le lancette girano e sono le 14 in punto quando inizia a scendere Toni,  poi resto solo io. Mi dà “libera” e passa al frazionamento successivo. Io mi aggancio, arrivo al bordo e guardo di sotto. Mi concentro su Toni e mi agito nuovamente, pure per quello che sta facendo lui! Inaudito. No, oggi decisamente è una giornata no. Rinculo indietro e ad alta voce esclamo “Oggi il Kubo fa il gran rifiuto, non è giornata. Vi aspetto qui”. Toni non fa una grinza, mi apostrofa con un “Tranquillo, a dopo! Ciao!” e scende.

Grotta Berlova

Io ritorno mesto alla macchina a cambiarmi e faccio inaspettatamente public relation: “Jason” non c’è più, ma incontro una coppia che vedendomi  agghindato da speleo mi chiede di che Gruppo sono, mi presento ed aggiungo “Grotta Continua”. Standing ovation: “Finalmente incontro qualcuno di Grotta Continua! Sono un accanito fan del vostro sito! Bravi muli! Io sono della Commissione Grotte. Ho scoperto l’Abisso degli Increduli a suo tempo … teneteci aggiornati sul Firn mi raccomando!”. Ringrazio di cuore e raggiungo nuovamente gli altri. Sono appena trascorsi 45 minuti da quando ci siamo separati che sta già uscendo Zdenka. Viene a sdraiarsi al sole e si rimpinza degli stuzzichini color verde del WASABI MIX che mi sono portato appresso, asserendo che è veleno, però gustoso e lascia da parte i suoi sacchettini di frutta bio, senz’altro sana, ma alquanto insipida. Escono a ruota un Bonni in forma strepitosa, il magico Potle e al disarmo Toni. Tutti si rimpinzano di Wasabi. Nessuno mi biasima per essere rimasto fuori. Regna un equilibrio perfetto. Un’atmosfera stupenda. Raccattiamo le nostre cose e ritorniamo alle nostre auto, dove Zdenka finisce di avvelenarsi con una mia cioccolata (certamente non bio, ma rigorosamente satura di gusto!). Potle e Toni iniziano a scambiarsi le foto fatte mentre io – a freddo – mi becco un cazziatone da Zdenka perché devo assumermi le mie responsabilità di maschio  …  (Eeeeh?!?!?!?!?!)

Mossa di Potle a sorpresa che prende il cellulare e chiama Sara “Ah vai via appena ora?! Non c’è nessuno in casa quindi? Perfetto! Ciao”. Lo guardiamo, poi ci spiega: “Ho fame, sono le quattro, tutti a casa mia e ci facciamo una pastasciutta!“. Toni ha (non si sa come) un vaso di sugo in auto (!!!), per dessert io sfodero un’altra cioccolata cui sempre Toni aggiunge un vassoio di pasticcini. Mangiamo di gusto. Chiudiamo con caffè e ammazzacaffè: un pranzo degno di un re. Ravanando sulle mensole scopriamo le foto di quando mastro Michele scolpiva la pietra. Spinto dalla nostra curiosità, ci commenta con la modestia e semplicità che da sempre lo contraddistinguono, il suo operato d’artista a dir poco sorprendente. Infine usciamo in cortile, dove possiamo ammirare dal vivo il suo capolavoro giovanile … accattivante … il nome dell’opera? Fleur du femme …  vedere per credere!

BERLOVAAAAAAAAAA!!! Pufffff ……

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