Sarà una giornata come le altre penso mentre mi sveglio… non posso certo immaginare di finire in un inferno verde. Il piano è semplice e veloce, ritrovo alle 08.00 a Contovello con Potle, Edox e Phil per approfondire le scoperte fatte in quel del Collio una settimana addietro. Ovviamente alle 07.30 rischiamo già di perdere padre e figlio per contrattempi sanitari appena rientrati in tempo utile come trasmessomi da un SMS criptico che recita “inchinata”: “maledetto T9!!! volevo scrivere okinawa!!!” sentenzierà poi il miracolato. Alle 08.20 siamo a berci tutti un caffè in bar a Prosecco dove incontro dopo secoli il “Buzz”. Graditissima sorpresa! Un saluto e via, il dovere ci chiama.
Dopo un’ora e mezza di navigatore POT POT (chi è fortunato ha il Tom Tom, noi ci affidiamo a quello che ci fornisce il destino) raggiungiamo la meta in quel del Collio goriziano. Potle è molto su di giri dopo una nottata brava finita alle 2 di mattina e non smette di appellarci come “fighetti da aperitivo con l’oliva in Piazza Unità”. E’ un mistero, io non faccio aperitivi da almeno 2 anni e sono vestito alla meno peggio per una battuta speleo con gli scarponi ai piedi… idem per Edox, ma niente da fare, lo spiritello irriverente in quello sguardo da bambino non smette di prendersi celie di noi. Decidiamo di ignorarlo e ci mettiamo in cammino. Il tempo fa schifo e speriamo non piova prima che si finisca ciò che dobbiamo fare. Fa caldo. Entriamo nella selva oscura che la diritta via era smarrita. Ben presto siamo in un inferno verde fatto di rovi, arbusti, ogni genere di vegetazione e “fresche frasche”: in 3 giorni scarsi siamo passati da una vegetazione invernale ad una pienamente estiva e sembra di stare in una giungla equatoriale.
Per fortuna raggiungiamo la nostra meta in 15 minuti scarsi e Potle si prepara immediatamente a scendere accusando il down della bisboccia notturna (eheheheh…). Io armo il pozzo, Edox si agita attorno al pozzo. Phil stressa il suo i-phone: generazione moderna. Potle entra e raggiunge il fondo infestato da salamandre e un rospo. Rileva con il fidato distox, poi trova una prosecuzione certa e inizia a disostruire a martellate. Edox lo raggiunge per dargli man forte. Phil rimane catatonico sul suo i-phone ed io decido di addentrarmi nel’inferno verde. Dopo aver girovagato un pò ed essermi fatto un’dea più precisa della zona rientro sentendomi chiamare. Quando arrivo mi comunicano che non si passa e che dovremo ritornare, che comunque il pozzo da scendere promette benissimo, il fango c’è, ma è gestibile E PER OGGI BASTA COSI’ visto che Edox è stato graziato da un masso enorme che ha deciso da solo di cambiare posizione. Asserisco. Il vulcanico Potle trova il tempo per un ulteriore affondo in un pozzetto adiacente, poi si ferma, riuscendo a distribuire uniformemente – in un sol colpo – tuuuuuutto il fango della tuta sullo schienale dello zaino che indossa senza cambiarsi d’abito. No aperitivi con l’oliva così!
Un paio di radler ci rinfrancano il minimo sindacale per riaffrontare la selva ostile e rientrare al Mahindra. Inizia a piovere, sono le 14.00 ed accompagnamo il prode ed italico Potle alla sua ultima VERA ardita impresa odierna: il taglio d’erba del giardino a Cormons dove lo aspetta Sara …. ecco il VERO Inferno verde!