Troppo tempo è passato da quando sono sceso nelle viscere del Canin, quindi quale miglior occasione per mettersi alla prova, se non quella di esplorare una cavità fresca di scoperta.
Antefatto
Giovedi 4 Luglio ritrovo presso Osmiza da Kamence per organizzare spedizione Caninica. Dopo aver consultato attentamente le mappe, gentilmente offerte da Potle, si decide la strategia d’attacco contro l’ignoto. Presenti al summit Potle, Sandrin, Lauretta, Gianni, Mila, Kraus, Edox, Phil….e altri nomi che non ricordo. A fine serata siamo tutti carichi, di entusiasmo, di vino e un pizzico di follia. Una squadra partirà sabato e l’altra domenica. Non lo sappiamo ancora, ma ci aspettano due giorni tuttaltro che rilassanti!!!!!
Sabato
Sveglia alle 05:30, ultimi preparativi, e alle 06:30 Phil ed il sottoscritto ci troviamo in quel di Prosecco. Prima uno e subito dopo l’altro ecco Potle e Gianni. Decidiamo di usare il dirigibile M per recarci in zona operativa. Durante il viaggio si discute su tutti i possibili scenari che andremo ad affrontare, mentre Phil dorme alla grande. Rendez-vu con Doriano da Pradis a Riesutta e con chiavi del nostro Hotel per i due giorni di soggiorno in zona. Durante la sosta dopo, caffè e cornetti, facciamo scorta di pane e di pan di fichi. Finalmente alle 8:30 spengo i motori del dirigibile.
Ci siamo! Si parte! Zaini ben allacciati, occhi aperti e tanta energia nelle gambe. Il buon Gianni ci assicura che il percorso scelto non dovrebbe destare particolari difficoltà, in quanto si tratta di sentiero che gradualmente sale di un paio di centinaia di metri di quota. A ragion veduta, non è proprio così.
Il percorso si trasforma in un continuo saliscendi con qualche passaggio ben esposto. Ben presto tutta la comitiva si tramuta in cinque risorgive di sudore nonostante la maggior parte del percorso sia all’ombra, ma anche al sole. Dopo un’ora o forse due (più o meno), alcune soste per dissetarci e recuperare forze, davanti a noi si apre uno spiazzo con il nostro Hotel. La vista è spettacolare e preso da tale bellezza mi avvicino ad un steccato malconcio dove appoggio i miei stanchi arti superiori per ammirare lo spettacolo della natura.
Elettrizzante! Troppo elettrizzante! Kribbio!!!Sono finito in un campo di ortiche… ouch aih iaih @ # @ # Sistemiamo alla menopeggio il nostro nuovo alloggio, eliminando una quantità industriale di cacchette di ghiro, coperte ammuffite e varie immondizie lasciate in eredità dai nostri predecessori. Lasciamo presso l’Hotel tutto ciò che serve per dormire e mangiare (meno il pane dimenticato nel dirigile M), ricalibriamo gli zaini, leggermente più leggeri, e Gianni fa da capogita indicandoci la via. Il primo tratto del sentiero è leggermente in discesa ed è coperto da erbe varie alte quasi un metro. Visibilità del percorso quasi nulla. Il cielo è blu, gl’uccelli cinguettano, le api mielano e il sottoscritto vola. Il cielo è diventato verde, gl’uccelli non cantano più, le api mielano (non si fermano davanti a niente) e il sottoscritto è sparito. Dolore lancinante alla schiena, vuoi per la caduta, ma soprattutto per l’ennesimo campo di ORTICHE. Guardo verso l’alto e vedo la faccina di Phil che mi sorride e beffardo mi chiede
“…is everything OK?” con sprezzo del dolore e far anglosaxon gli sorrido e “…ouh yes! just looking for a different perspective.”
Adesso viene la parte più Kroccante del percorso. Si sale di quota. Seguiamo un percorso che non c’è per arrivare in un luogo che non si sa. Gianni fa da buon ospite e ci rassicura che il peggio è passato, ma lo sguardo di Potle mi dice che non è proprio così. Dopo vari “ci siamo quasi”, ci appare il nemico. Nonostante le varie offensive delle settimane scorse, il nemico è ancora lì ad aspettarci con il suo gelido fervore. Rapido cambio di vestiario dal turistico al tattico, ma non troppo, e qualche fugace ingurgitio di cibo.Nel mentre, il nemico è sempre lì con il suo costante alitar d’aria gelida. Fffiuuiissshhhh…
Uno sguardo d’intesa fra i pentaspeleo e via verso l’ignoto. Il drappello di disperati avanza a passo di leopardo contrastando il nemico fino ad un bivio. A quel punto tutti si ergono retti: la strettoia è finita!
Ci dividiamo in due gruppi; Gianni e Doriano da Pradis vanno verso di là e Potle, Phil ed io muniti di distox andiamo di quà. Percorriamo tanti metri in un dedalo di condotte, condottine, meandri, meandrini, vasche, vaschette, piste, pistaccini e quant’altro e rileviamo parecchia roba. Finito il nostro giro rilievometrico, il terzetto guadagna l’uscita: sono circa le 17:30.
Il tepore esterno ci riscalda gl’animi, Potle e Phil ne approfittano per ingurgitare altro cibo, io invece sono a rimurginare sull’ennesimo piccolo inconveniente. Ho rotto la macchina fotografica. Neanche la più fervida mente può immaginare cosa mi sia passato per la testa in quei momenti. Comunque, sono le sei e decidiamo che Potle raggiungerà il duetto ancora in esplorazione, mentre Phil ed io ci avvieremo verso il nostro Hotel. L’idea era di preparare la cena e allestire il dormire.
Vista la sua terza visita in zona, Potle ci da le ultime raccomandazioni sul percorso da seguire, vista la croccantezza del tracciato (se così lo si può definire) e vista la scarsa segnaletica. Si va! Dopo una mezz’ora circa terminiamo la parte ritenuta più cazzuta e con gran sollievo cominciamo ad affrontare quella meno impegnativa – si fa per dire. Entriamo in una zona boschiva e molto verticale, fatta a gradoni. A questo punto, forse per troppa sicurezza, perdo la retta via e seguiamo un traccia lasciata da qualche animale. Man mano che procediamo, il terreno diventa sempre più verticale e difficile da conquistare. Ci troviamo ben presto ad un punto morto!
Nous y sommes perdus! Aiuteeee! …iutee! …tee! …e! Ci mancava anche l’eco ora.
Abbiamo smarrito la via. Il paesaggio è in qualche modo familiare, eppure non ci siamo. Zigzaghiamo in sù e giù per un dislivello di una ventina di metri, ma senza risultato. Il cielo è ormai diventato grigio, cupo e ventoso, e la stanchezza comincia a far capolino. Finalmente dopo una mezz’ora e breve summit familiare, le nostre intuizioni prendono forma. Intravediamo la traccia una quindicina di metri più in basso. Come gazzelle d’altura, scendiamo a balzi verso la via di casa. Contenti di ciò ci scoliamo l’ultima acqua e poi realizziamo che siamo appena a metà strada. Pian piano gli zaini cominciano a far pesare la loro presenza e quando oramai siamo ad un centinaio di metri dalla meta dopo due ore di cammino forzato, comicio a risentire del fatto che durante tutta la gironata ho mangiato un cornetto con caffè, una manciata di frutta secca, 2lt d’acqua e scatola di Thinsemmal.
Sputando pallini, affronto il campo orticante che ci separa dall’arrivo. Faccio molta attenzione a dove metto i piedi; penso di essere caduto in chissà quale girone dantesco. Ce l’abbiamo fatta. Oramai esausti ci rinfreschiamo e ci godiamo il crepuscolo in religioso silenzio. Sono le 20 e 30 . Accendiamo il fuoco nel caminetto, prepariamo uno spazio per mangiare e sistemiamo i nostri giacigli. Tutto è pronto.
Contrordine! La direzione del vento cambia e l’Hotel si riempie di fumo. Via via coff, aria aria puff….
Quando poi ci si mette anche la sfiga, allora cominci a chiederti il perchè delle cose.
Verso le dieci scruto l’ormai tenebroso orizzonte ed ecco spuntare come per magia tre lucette. Sembra di vedere uno di quei video sugli UFO di “Mistero”, ma il vociare poco edificante mi conferma la loro genuina appartenenza al mondo speleologico. Siamo tutti nuovamente assieme. Tra risate, resoconti dell’esplorato e progetti per il giorno seguente, consumiamo una ricca cena e la meritata birra. Verso mezzanotte cala il silenzio, si fa per dire. Chi su panche chi su materassi e chi su nonsisacosa, tutti troviamo il nostro giaciglio.
Profusioni gassose e rombanti seghettii, fanno passare la notte tranquilla.
Domenica
Albeggia. Sono le 05:30, oggi come ieri dormito un casso, e pian piano vedo delle forme familiari spuntare dai vari bozzoli sintetici. Poche parole, alcuni cenni, tanta complicità e ci ritrovamo tutti meno Phil, con una tazza di roba calda in mano a guardar un panorama mozzafiato.
Come già annunciato la sera prima, Phil ed io non saremo della partita. Scenderemo a valle con calma per poi ritrovarci a fine giornata. Alle 07:30 Doriano da Pradis, Gianni detto Janez e Pot-Pot Potle si avviano a dare un’altro assalto al mostro soffiante.
Spariti dall’orizzonte i nostri eroi, decido che e giunto il momento di godermi il sole del mattino in totale relax. Direi rigenerante: il silenzio, la solitudine, la quiete interiore, la pace.
Alle 09:30 Phil fa capolino, sembra aver gustato il sonno. Beato lui. Gli zaini sono quasi pronti, devo solo riporre le ultime cose della colazione. Mezz’ora dopo siamo in marcia verso valle. Seguiamo il consiglio di Gianni e prendiamo il sentiero più diretto.
Un chilometro dopo la nostra partenza incontriamo la squadra domenicale in salita: Sandrin, Kraus e un terzo speleo. Scambio di informazioni sul già fatto, sullo stiamo facendo e sul faremo. Saluti reciproci e ognuno per il suo sentiero.
La discesa scorre veloce, qualche sosta per ammirare il panorama e in un’ora siamo a valle.
Ora però ci aspetta una risalita su asfalto di qualche chilometro per arrivare al dirigibile M. Propongo di nascondere gli zaini per recuperarli in seguito con auto, ma Phil “…che vuoi che sia papi… li portiamo con noi”. Come un’idiota avvallo la sua idea, tanto si cammina su strada. Dopo una quindicina di minuti, non ne posso più. È domenica e come ogni buona domenica, da qualche parte fanno i raduni motoristici. Lambrette, Vespe, Ciao, Cinquecento, Porche, Lancia-Stratos, Bentley, Mercedes e tanta altra roba storica si stà dirigendo nello stesso posto dove stiamo andando noi. Il rumore è assordante, la puzza è insopportabile e l’atmosfera è nauseabonda.
Riunione di famiglia a bordo strada: che si fà? C’è una traccia del vecchio accesso al passo, un pò più lunga, ma senza odori di scarico. Ochei! Gli zaini, li lasciamo qui? No, papi guarda… è uno sterratino comodo. Infatti così è, la prima parte. Undici tornanti all’arrivo. La vecchia carrareccia è ombreggiata e sale lentamente su per il sempre più scosceso lato del monte. Man mano che saliamo, comincio ad apprezzare come la natura si sia reimpossessata della strada. Ci sono alberi in mezzo alla carreggiata che in alcuni punti ha ceduto lasciando, come testimone di se stessa, parti del muro di sostegno librarsi nel vuoto sottostante. A due terzi di risalita cominciano a mancare anche buona parte dei tornanti. Frane, smottamenti, radici e l’acqua stanno sgretolando il manufatto.
Due tornanti e saremo al dirigibile M. Un tornante e m…..! non c’è più nulla. Un bel pezzo di strada è stato lavato via.
Tornare indietro quando sei a duecento metri dalla meta era una delle alternative. No! Non ci stò! Si tratta di passare su una specie di ghiaione mobile con scarsa vegetazione per appigli, quindi molto instabile. Fin quì niente di grave. Piccolo problema: il ghiaione finiva dieci metri più sotto sopra una verticale di un centinaio di metri. Con passi decisi, ma tremolanti per la fatica, passiamo indenni e con molta strizza al culo. In seguito ho saputo che tornando indietro di un a decina di metri, saremmo potuti risalire di una cinquantina di metri per intercettare una comodo sentiero. Comunque, questione di qualche minuto di facile progressione e raggiungiamo la meta.
Sono le 13:50. Abbiamo tre priorità: cambio, cibo e relax. Per il primo non abbiamo problemi, cambio da tattico a turistico in dieci minuti netti (con semi-lavaggio viso). Il secondo, beh! Un’Odissea. Per prima cosa mi catafotto al rifugio CAI Julia sognando tanta birra: chiuso (ma da mò). Bene. Ci sarà un’altro posto, dopotutto siamo in un luogo di vacanze. Giro per tutto l’agglomerato di case e vedo presso la vecchia funivia una scritta gigantesca “Baita” – Phil, se magna! Man mano che mi avvicino scema l’entusiasmo. Ma non ti sembra un pò alla griglia questa baita? Effettivamente, mi accorgo che l’ex baita ha subito un’incendio. Gira e rigira andiamo a finire in un “Bar Pizzeria Ristorante Hotel”. Troppe cose insieme per esser buone!!! A parte il prezzo ed il caffè, tutto il resto delle pietanze dal primo alla frutta facean cahare. Ma la faim est la faim. Rifocillati, manca il relax.
Scendendo con dirigibile verso valle, ci fermiamo dove la strada passa vicina al torrente. Lavaggio tute e varie. Asciugatura e poi relax fino alle 17:00. Orario convenuto per il ritrovo con il resto della banda. Con ben tre minuti di ritardo arrivano Gianni, Potle e Doriano da Pradis. Ci scambiamo le ultime sul nemico Caninico e poi cambio vestiario e via ad assaporare il famoso Polletto di Riesutta. Contenti e felici ritorniamo verso casa.
Canin: Edox game over!
P.S.
Se volete sapere com’è andata la domenica di Potle, Gianni e Doriano, clicca quì, per tutto il resto c’è…
Grotta Continua!