Grotta Clemente: manicomio libero….in compagnia di Paperino.

Il giorno successivo nell’etere il tam tam risuona limpido e chiaro: “la grotta continua … necessitano rinforzi … i nostri rischiano di essere sopraffatti da soverchiante aria nemica … fate presto …”  Potle, Gianni e Mauro invasati per quanto scoperto ed esplorato inaspettatamente mercoledì alle pendici del Canin, coinvolgono tutti con un pressante senso dell’urgenza. Con e-mail, telefonate e febbrili preparativi, si opta per un lancio di truppe aviotrasportate sull’obiettivo al fine di ricacciare l’aria nemica sulle sue posizioni di partenza. Giornata prevista per l’azione è domenica: il meteo dovrebbe tenere inizialmente, ma dalla tarda mattinata è previsto un peggioramento progressivo con pioviggini prima e temporali poi, perciò l’aviosbarco dovrà necessariamente avvenire alle prime luci del mattino. E’ così che all’alba del 23 giugno alle ore 05.30, cinque gloriosi speleo  (Gianni, Sandrin, Potle, Giusto e il sottoscritto) si ritrovano nel parcheggio di Prosecco per capovolgere le sorti del conflitto bellico …

E’ un’alba limpidissima e tersa, siamo tutti puntuali e optiamo per il mezzo di Sandrin per infiltrarci proditoriamente nelle fila nemiche. Carichiamo tutto il nostro equipaggiamento e, come stabilito, partiamo: io non sto in piedi, mi si chiudono gli occhi, gli altri sono tutti molto più vispi, meglio così. Appena imboccata l’autostrada il buon Potle nota un capriolo nascosto dietro il guard rail e da cittadino esemplare chiama il 112 per avvisare del potenziale pericolo le forze dell’ordine. Tra l’ilarità generale si presenta all’agente come “Michele”  manco fosse un’abituè, spiega il tutto, poi chiude e ci apostrofa con un “ deve essere uno nuovo … non sa chi sono”. Cominciamo bene. Decidiamo per una sosta ai box alla stazione di Ledra quando Sandrin sobbalza alla guida del mezzo: davanti al cofano c’è qualcosa di color verde inglese che romba ad altezza “pavimento” sfrecciando sui 120 km/h. Osserviamo tutti, ma non capiamo fino al sorpasso: è una Lotus con targa tedesca guidata da Otto Grunf (leggendaria figura del fumetto “Alan Ford”).

Alla stazione di servizio ci re-incontriamo e scatta una foto d’obbligo. Finalmente alle 07.15 siamo al parcheggio. Il sole ci bacia in fronte. Stiamo calzando gli scarponi quando si ferma un’utilitaria con 2 occupanti di sesso femminile che si fermano e amorevolmente dal finestrino ci chiedono se abbiamo forse “bisogno di aiuto” … ci guardiamo ed automaticamente rispondiamo all’unisono “no grazie!”. Sconsolate rimettono in marcia e ripartono. Solo dopo realizzeremo che forse … mah.

Ore 07.30 spaccate: in marcia. L’ascesa è costante, ma critica. Per tutto il tragitto digerisco gli innocenti gnocchetti al burro e ricotta affumicata della sera prima mentre Potle arranca con passo pesante lamentando una nuova intolleranza alle ciliegie che gli hanno procurato un serio disturbo gastrointestinale. Domando incuriosito: “da quando hai scoperto di essere intollerante?!” Risposta innocente e sconsolata: “Da ieri: ne ho mangiate 2 chili e da stanotte sto male …” Lo ricopriamo di insulti: chiunque va incontro a problemi se ingurgita 2 kg di ciliegie come uno struzzo, perciò ironizziamo sarcasticamente sul possibile effetto schrapnel indotto dall’aver fagocitato anche tutti i noccioli …

Dopo 2 ore abbondanti di stillicidio sudorifero siamo nei pressi delle linee nemiche. Cala il silenzio ed aumenta la concentrazione:  a gesti ci coordiniamo e circondiamo l’ingresso. Ci rifocilliamo, prepariamo gli equipaggiamenti e dividiamo i compiti:  Giusto e Sandrin (con materiale d’armo e corde) saranno la punta di diamante proseguendo le esplorazioni sull’orlo del pozzo scoperto la volta precedente mentre io e Potle dovremo rilevare il ramo principale dall’ingresso fino al pozzo. Gianni farà da guida scout alla squadra di incursori per poi ricongiungersi con i topografi per velocizzare le operazioni di mappatura. Ore 17.30 rendez-vous delle 2 squadre per debriefing e thè in galleria.

Ore 11.30 siamo tutti dentro. L’aria ci contrasta possente, ma deve cedere alla nostra caparbietà: chi l’ha dura, la vince! Appena dentro sulla sx parte un ramo secondario già rilevato parzialmente la volta scorsa, lo tralasciamo e procediamo “diritti”: facile a dirsi, meno a farsi. Incontriamo numerosi bivi che segniamo efficacemente grazie ai cartellini plastificati di Edox sopravvissuti al rilievo della Voragine di Piano Macchi sul Pal Piccolo 2 estati fa. Procediamo precisi e prendiamo un buon ritmo. Lasciamo dietro a noi parecchi capisaldi utili ad agganciare le prox poligonali. L’aria in galleria ci indica la via e ci lasciamo ipnotizzare. A un certo punto spunta Gianni che afferma che Sandrin e Giusto sono passati all’offensiva. Sorridiamo e continuiamo a rilevare in 3 facendo foto, video e schizzi a matita. Io al quaderno e rilievo, Potle al distox e sezioni, Gianni al foto/video ed ottimizzazione delle battute: “occhio qui, ora qua, aspetta che forse ce la facciamo a farla più lunga …”. Il tempo passa senza che ce ne accorgiamo … battuta 38-39 … battuta 39-40, manca poco al termine e comincio ad essere stanco. Sono le 17.00 quando sentiamo rimbombi e voci. Con mezz’ora di anticipo becchiamo Sandrin e Giusto sorridenti. Battuta 43-44: stop! Da qui in poi hanno rilevato loro: hanno trovato inequivocabili tracce speleo ergo ci siamo attaccati a qualcosa di noto, ma cosa sia lo ignoriamo beatamente … tutto da verificare.

Giubilo e campane a festa: scatta il thè e una delirante sessione di autoscatti e video. Sono le 17.30. E’ tardi e dobbiamo pensare a ritornare a valle e chissà con che meteo inclemente. Ci rabbuiamo un po’ e partiamo a velocità sostenuta: senza rilevare e correndo un po’ saremo fuori in fretta. Giusto riesce nonostante tutto anche ad esplorare un pozzetto in galleria che dà su un meandro: ce lo spiegherà poi a gesti fantasmagorici nel linguaggio dei sordomuti (prova video per credere!). Alle 18  il primo di noi è fuori: SOLE! Abbiamo vinto l’aria e il destino ci è ancora favorevole, per cui scatta un cambio d’abito per  crogiolarsi al calduccio pomeridiano (dentro si viaggia a temperature “glaciali”). Un Potle assorto in mille pensieri non fa a tempo a definire la cavità come misterica (termine geologico a noi ignoto), che ridiscendiamo a valle. Il cielo inizia a chiudersi minacciosamente. Alle 20.30 siamo al parcheggio. Uno spettacolo da lazzaretto: tutti doloranti con gambe e ginocchia spaccate sembriamo  Les miserables. Sandrin ci trascina ai polli di Resiutta dove arriviamo sotto un diluvio d’acqua: ci guardiamo beffardi, abbiamo vinto con una fortuna sfacciata. Polletto, frico, birrette: brindiamo stanchi e appagati. Il ritorno in autostrada passa nel dormiveglia, con preoccupanti affermazioni dell’autista che sostiene di soffrire frequentemente di colpi di sonno. Troppo stanchi per reagire tentiamo la sorte nuovamente e ci risvegliamo poco prima di mezzanotte a Prosecco. Il contrattacco – anche se riuscito – non è stato risolutivo: dovremo organizzare una controffensiva in piena regola!

Pazienti del nosocomio:  Giusto – Janez – Kubo – Potle – Sandrin
 

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