Loch Kozicy: secondo tempo.

E’ passato un mese dalla prima uscita in Loch Kozicy stavolta siamo solo in 3: Janez, Potle e il sottoscritto …

Visto che è stato sconfitto l’incendio in Val Raccolana (durato un paio di settimane!) decidiamo un raid di due giorni sul Gran Poiz. Grazie a Janez ed Antonio è stata riattivato un filo d’acqua alla Casera Goriuda ed abbiamo le chiavi ergo è lì che dormiremo. Ritrovo a Prosecco di buon’ora e via: stavolta tocca a Gianni guidare. Prima delle 8 siamo a Resiutta dove ci fermiamo per un caffè ed ammiriamo con curiosità le novità librarie esposte sugli scaffali. All’esterno locandine ammalianti ci richiamano ad altre mete austriache, ma noi stoici non ci lasciamo distrarre. Dritti alla meta! Alla piazzola del parcheggio odore di bruciato bagnato: zaini in spalla e via per il solito percorso fitness. Potle arranca, ma alle 10 siamo alla Casera. Io ci arrivo dopo aver massacrato le mie gambe nelle numerosissime ortiche presenti sul sentiero, ma fa troppo caldo per indossare pantaloni. Chissenefrega! Ci organizziamo lasciando all’interno sacchi a pelo, acqua ed ammenicoli vari utili solo alla sera e ci concediamo un sano merendone arricchito da uno squisito pane ai fichi (acquistato dal buon Potle a Resiutta).

Planning Janez

A questo punto scatta la tragedia: Janez sfodera marpione un’arma segreta. Narra infatti il nostro Condottiero che la volta scorsa il buon Antonio gli ha millantato l’esistenza di UN’AGEVOLE VIA ALTERNATIVA per raggiungere dall’alto la conca di Loch Kozicy.  Stupore degli astanti: questo ci permetterebbe di evitare in tronco il giocoso ed USUALE percorso di tarzaning. Ovviamente il sentiero non è tracciato, ma dovrebbe essere facilmente individuabile un po’ più in alto della Casera. Entusiasmo alle stelle: ci cadiamo come dei gonzi. All’unanimità decidiamo di provarci. Satolli ed asciutti re-indossiamo i nostri miseri stracci e con gli zaini ridotti al “minimo” proseguiamo verso l’alto. Ben presto ci infrattiamo in “graie” notevoli. Fa caldo e dobbiamo aprirci il varco fra “fresche frasche” e pini mughi. E’ ardua. Si procede lentamente, ma inesorabilmente. Janez apre, io e Potle consolidiamo i passaggi e la traccia. In mezzo al nulla Potle avverte aria fredda e scopre un pertugio promettente, ma decidiamo di lasciar perdere: la meta è ancora lontana! Passa un’ora, ne passa un’altra …  cominciamo a perdere l’entusiasmo e ci sentiamo “stracchi”. Gli zaini pur ridotti all’osso sono pesanti e contengono tutta la nostra attrezzatura speleo e pure attrezzatura d’armo e corde: non si fa traccia di sentiero con un assetto così. Legione straniera. Comincio ad arrancare.  Gli altri mi staccano.Arriviamo in una radura. Sorpresa! Un teschio di camoscio ci osserva dall’alto di un pietrone. A qualche metro di distanza un pozzo.

sul sentiero per il buso della Luganiga
Io ho bisogno di togliermi lo zaino per colpa della schiena: dolori lombari mi perseguitano da giorni. Gli altri due decidono di dare un’occhiata e si apprestano a scendere. Sono già le 4. Il passaggio “a Nord Ovest” per Loch Kozicy sembra ormai una chimera. Passato un po’ di tempo mentre gli altri giochicchiano all’interno del pozzo, decido di procedere completamente scarico per tentare almeno di individuare l’agognato passaggio. Giro un’ora, poi mi arrendo a pareti “incrodate” incrostate di abeti e larici. Scendo mentre gli altri entusiasti escono: la grotta continua e sarà il caso di ritornarci vista anche la posizione “strategica” in cui si trova. Giubilo, ma sono le 18 passate e dobbiamo ritornare mesti ai nostri giacigli. Arriviamo alla Casera all’imbrunire. Ceniamo qualcosa di caldo e decidiamo che il giorno dopo dovremo per forza seguire il percorso tarzaning: Loch Kozicy non permette altri approcci! Tutti dotati di tappi per le orecchie andiamo a nanna.
montasio

Alba del giorno dopo. Il vetusto scheletro grida vendetta. Ci alziamo e facciamo una ricca colazione. Pulizia integrale della Casera e via verso l’agognata meta. Sono le 07.30 (mon Dieu!). Lungo il percorso favoleggio sul mio recente soggiorno a Lione con piscina & relax e mi pongo interrogativi pubblici sul cosa ci faccia io là con uno zaino sullo schiena. Se sufi ça suffit! Eheh ou lalà! Dopo aver percorso l’intero Adventure Park alle 10 posiamo gli zaini. Riposo, cibo, acqua, cambio d’abito e via dentro Loch. Arriviamo al caposaldo dove ci eravamo fermati la volta scorsa con Bonni, Zdenka e Giusto. Io e Potle riprendiamo il rilievo mentre Janez annusando qui e là cerca la prosecuzione verso la Clemente. Una battuta, due, tre e siamo alla partenza del pozzo armato da Giusto che porta ai  “bigoli”. Davanti a noi una risalitina sembra far proseguire la grotta “in alto”. Decidiamo al volo: Gianni armerà il passaggio alto (al grido di “non siamo Polacchi a perdere!“) mentre noi rileveremo i passaggi bassi.

Loch Kosicy

Loch Kosicy

Ci ritroviamo subito in un parco giochi: i cunicoli che si rincorrono uno dentro l’altro a mò di “doppio cavatappi” sono lunghi più di 100 metri! Ce la facciamo a topografare in un paio d’ore e disarmiamo tutto. Ci re-incontriamo con Janez sopra alla risalita. Ci sorride: la grotta continua con condotta iperventosa e malagevole che termina però su un meandro che sfonda con pozzo ampio di una quarantina di metri. Dovrebbero essere gli ambienti visti da Giusto e Sandrin al termine dell’esplorazione in Clemente! Purtroppo però è tardi, perciò non si riesce a scenderlo oggi. Non ci rimane che buttarci nel rilievo forsennato mentre Gianni torna verso l’ingresso. Ce la facciamo ad arrivare alla partenza del pozzo anche se il cunicolo è veramente impestato: la verticale promette molto bene e per fortuna non ci sono altre diramazioni per cui la volta successiva – se tutto andrà bene – collegheremo Loch e Clemente. Ripieghiamo stanchi, ma soddisfatti. Fuori il tempo tiene e non resta che scendere a valle mentre il sole tramonta: 2 ore di PIENO relax. Alla macchina io sono stravolto e faccio fatica a togliermi gli scarponi. Ho la schiena a pezzi e le gambe di legno. Gli altri non sono molto meglio. Diamo spettacolo a Resiutta quando decidiamo di fermarci per un polletto: sembriamo gli zombie nel video “Thriller” di Michael Jackson. Per uscire dall’auto sono costretto ad aggrapparmi al tetto mentre gli altri due rotolano fuori dalle portiere. Gli avventori del ristorante si godono la scena in 3D dall’alto dei loro tavoli. Noi ridiamo. Loro pure. Basta poco per essere felici … noi oggi ci sentiamo dei piccoli re.

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