Finalmente dopo settimane di impegni vari e tempo indecente, per domenica decidiamo di quagliare una “reunion” a scopo ludico-didattico. Dovremmo essere in 4, Pippo, Giusto, Badenmeister e il sottoscritto. Appuntamento a casa di Pippo “blandi” alle 09.30 poi destinazione a “scelta” compatibilmente con il tempo che (miracolo) viene dato solamente “variabile”. Detto fatto al mattino siamo in magione pippesca con una splendida sorpresa: Zdenka si aggiunge alla squadra dopo aver inviato con larghissimo anticipo un sms a mezzanotte per preannunciarne il suo arrivo. C’è anche il fedele quattrozampe Rip che non si risparmia in feste ai presenti ed alla tosatissima Ajka.
Mentre raccogliamo il materiale Pippo supporta la sua proposta: Grotta Crisale. E che è chiedo io? Trattasi di un -100 recente nei pressi di Samatorza ad opera di una nostra vecchia conoscenza, Alessandro Miele. Il Vate ci fa vedere rilievo e descrizione del Catasto e rimarca che non vi dovrebbe essere traccia di “fango ed argilla”, ma copiosa abbondanza di calcite, gallerie ed ambienti concrezionati intervallati da modesti pozzetti. Welcome to the Pleasure Dome! Ci cadiamo tutti come gonzi gongolanti. In mezz’ora scarsa siamo operativi, essendo in 5 bastano 2 auto e si sceglie per la mia e quella del Badenmeister. Zdenka deve parcheggiare. 2 minuti di delirio automobilistico. In un incrocio di retro e manovre LEI decide di stazionare integralmente sul bellissimo prato inglese alle spalle della magione carsica suscitando un repentino grido di dolore del tapino Pippo che riesce solo ad esclamare a pieni polmoni uno strozzato “Nooooooooooooooooo!” con contestuale sghignazzamento mio e di Giusto increduli della scena che ci si para davanti: impagabile (per tutto il resto c’è Mastercard!)
Per fortuna non succede nulla di irreparabile, la natura vince sul rude acciaio e tutto si sistema in un battibalocco. Via! Arrivo a Samatorza in 10 minuti. Parcheggio. Raccolta sacchi e zaini e su per il sentiero. La grotta è vicina e la raggiungiamo a colpo secco in altri 10 minuti scarsi seguendo una traccia di sentiero nella vegetazione lussuriosa. Sfoggio con orgoglio il mio nuovo sacco torbiera ikea suscitando l’invidia dei presenti. Ci cambiamo alla meno peggio sotto un cielo che si oscura e gorgoglia … minaccia pioggia. SIGH. Speriamo di riuscire ad entrare in tempo. Tutti giù dopo aver coperto con nylon e poncho i nostri miseri averi. Ce la facciamo. Appena dentro odo le bestemmie di Giusto che ci precede all’armo. Che accade?! Semplice … una bella carogna è rotolata sulla china iniziale per fermarsi proprio all’imbocco del primo restringimento con successivo saltino da armare, costringendo a pause “lunghe” in un olezzo alquanto provante … Si tratta di un povero capriolo ancora all’apparenza intatto … chissà perchè è caduto dentro … l’imbocco non è sinceramente tra quelli “traditori”. Buh.
Io mi sono portato dietro la macchina fotografica e scatto un paio di foto turandomi il naso. Si scende. Gli ambienti sono interessanti, ampi, concrezionati e “fluviali”. Molto belli. Concrezioni qui e là … mi guardo attorno poi odo all’unisono di fronte a me e SOTTO i mie piedi un sinistro SCIK seguito da uno SCIOK …. Stavolta urlo io un “Nooooooooo!” suscitando l’ilarità di tutti i miei allegri compagni d’avventure che mi precedono. Tutto il pavimento è impestato da uno strato di argillona carsica, di quella bella, rossa, stuccosa e acida. Incrocio lo sguardo triste e mesto di Pippo e quello identico degli altri: ci siamo fatti gabbolare, ne usciremo totalmente lordati, nessuna pietà. Io cerco di far desistere il gruppo, ma nulla da fare, anche se controvoglia decidiamo di scendere comunque. Tiriamo dritto. La partenza del pozzo da 15 è orrifica: splendido attacco alto con una fanga incredibile che ti incolla i piedi sul bordo. Appena sulla corda “la fanga” si espande, ti prende i piedi, si spalma sui guanti, entra nel discensore e ti avvolge piano piano. Mi viene da piangere pensando al tempo che dovremo dedicare al lavaggio.
Alla base del pozzo un passaggio ristretto da su un pozzetto minore, più STRETTO, che dopo un ulteriore restringimento si riallarga su un pozzo più ampio etc etc. Guardo gli altri e sconsolato chiedo “Ma perché?” E tutti ridiamo come imbecilli. Rincaro “Se sei in esplorazione, va beh, ci sta … vuoi andare avanti a vedere .. la scoperta … ma QUI … a fare una semplice ripetizione, in Carso, in qualcosa già di rilevato ed esplorato … ma che senso ha? Ma perché ricoprirsi di fango dalla testa ai piedi? Ma perché?” E continuiamo a ridere.
Ci intrufoliamo nella parte stretta. Io ho già abbandonato la macchina fotografica ben più in alto prevedendo il peggio e purtroppo ci ho azzeccato. Più in basso il pozzetto “chiude” per cui ci si deve infilare strisciando fra le pareti. La corda è già completamente marrone. Ho una repulsione epidermica. Non voglio. Non voglio. E mi fermo prima di infilarmi nel budello. Poggio la punta delle dita sulla parete. Affondano nell’appicicaticcio strato di fanghiglia rosso-marrone. Che schifezza. Zdenka mi sollecita di raggiungerla. Mi risveglio dai loschi pensieri e mi faccio forza. Mi infilo e con il minor danno possibile continuo a scendere. Gli ambienti si allargano e si concrezionano terminando in una bella sala ampia e semipulita.
Manca un ultimo pozzetto per raggiungere il fondo, ma stavolta senza che io proferisca parola TUTTI ALL’UNANIMITA’ decidiamo che per oggi basta così e ci fermiamo per mangiare qualcosina che ci siamo portati appresso. Poi ripetendo il “Ma perché?” a mò di mantra ripercorriamo il tragitto in senso inverso. Raggiungiamo il punto “carogna” e a pieni polmoni superiamo il passaggio ristretto uno a uno, risaliamo di corsa la china detritica e ci ritroviamo tutti e 5 sotto il pozzo d’accesso. Bestemmie dell’ultimo che disarma e si sofferma più a lungo con il PUTRIOLO (PUTRefatto caprIOLO) così come lo appella il nostro tristo Vate incolpevole mendace. Un raggio di sole entra nel pozzo: un sospiro di sollievo, infangati sì, ma almeno resteremo asciutti!
Epilogo: una volta usciti ci ritiriamo mesti nel giardino pippesco per ripulire a fondo le nostre attrezzature e le corde. Ci vorranno un’idropulitirce e 8 ore complessive di lavoro in 2 giornate per terminare l’opera di pulizia (anche grazie ad un Edox e Valerio che non c’erano). Rimane nell’aria un solo interrogativo: MA PERCHE’?
Ma PEREERCHEEEEEEEEEEÈ???????